martedì 12 agosto 2025

Tramonto su Serralunga

Il pomeriggio fletteva le sue luci verso sera, inondando d’oro la Piana di Campo Felice, dove i morbidi declivi ai piedi dellemontagne si lasciavano andare in giochi di chiaroscuro, donando agli occhi e alla mente l’evocazione magica di un marefluttuante. Il cielo si vestiva dei toni di madreperla, su cui nubi sfilacciate davano eco al sole del tramonto, che mano a manoeclissava nella notte. I piccoli paesi sottostanti si disponevano come manciate di stelle raccolte nel buio, più forti degli astrioscurati dalla luna. Ogni suono si attutiva nel silenzio, il vento cessava, e tutto si disponeva nella quiete del riposo.

domenica 10 agosto 2025

Anello del Vasto tra le Grotte della Genga, Casale Cappelli e la Chiesa di San Clemente in Fratta

Una luce calda rischiarava il rigore essenziale di quel luogo sacro, filtrava dalle piccole finestre strombate e vestiva le mura inpietra di un’atmosfera raccolta. La sua datazione era storicizzata al 1313, ma alcune supposizioni ascrivevano la Chiesa di San Clementeal periodo paleocristiano. La notte precedente la Pasqua, in passato, vi giungevano i fedeli da Assergi per celebrare il mistero della resurrezione, nei secoli chissà quante luci vacillanti di fiaccole si erano perdute nel buio cosmico di infinite notti stellate. Fontisettecentesche l’appellavano come San Clemente in Fratta, probabilmente allora vi era intorno una boscaglia ad avvolgerlae custodirla, a differenza di adesso, invece, dove una radura dorata battuta dal sole di agosto la esponeva disarmata di ogni copertura.Sulla porta di legno incisioni e date richiamavano un passato non troppo lontano, ma tutta la sua essenza ci giungeva come unpunto fermo oltre il tempo e lo spazio della bellissima Valle del Vasto. Poco distante, il piccolo paese di San Pietro alla Jenca aveva abbellitole vie, portato i servizi, risistemato diverse case, come a voler tendere una mano al turismo, che fortunatamente trovavamo rispettoso.Le voci dei presenti si mescolavano al rumore dell’acqua sempre sgorgante dalla storica fontana. Un ripido sentiero scendeva nellavalle in direzione del fiume, dove poco distante il Casale Cappelli teneva su di sé la memoria dei sentieri della Resistenza, che ilprogetto Percorso Memoria Natura del Comune dell’Aquila mirava a non far dimenticare, ero felice di aver contribuito anch’io a quel progetto con la realizzazione del logo. Anni fa scrissi anche sulla storia che vi avvenne, su Giovanni di Vincenzo e i suoi compagni inquella notte di maggio del 1944. Il letto del fiume Raiale era completamente asciutto, ci camminavamo dentro come su unserpente di argilla, da lì era più facile individuare le Grotte della Genca, completamente nascoste nel folto della vegetazione,sicuramente anch’esse un tempo avevano fatto funzione di riparo anche nel periodo della guerra. L’interessante complesso eraadibito a dipendenza agricola, all'interno vi erano ancora la paglia e i carboni di un vecchio fuoco ormai estinto da anni.

sabato 9 agosto 2025

L'Eremo di San Nicola da Staffoli e i resti dell'antica chiesa di San Giovanni

Da Staffoli un sentiero a mezzacosta raggiungeva l’Eremo di San Nicola, gli antichi terrazzamenti e i rinforzi di mura a secco delpassato garantivano ancora oggi una comoda percorrenza. L’ombra del bosco e il fresco che risaliva dai fossi rendevano piacevoleil nostro tragitto. “Si tratta di una piccola cavità, di circa 5 metri di profondità per 7 di larghezza. Presenta molte opere murarieerette per regolarizzare il suo perimetro, altrimenti molto irregolare. Sul lato sinistro un sedile percorre quasi tutta la parete, aldi sopra affreschi molto rovinati lasciano intravedere 7 personaggi e una figura più piccola. Vi si legge: S. IOANNES e MARIA, epiù sotto: DUAS RABAS. Sulla parete di destra si riconoscono S. Michele Arcangelo, S. Pietro, la Vergine con Bambino, S.Margherita, più altre due figure non ben distinguibili.” (Gianfranco Trovato, “Culti Ipogei”, Notiziario del Circolo SpeleologicoRomano, 2004). La descrizione della "Grotta di S. Nicola presso Capradosso" risaliva a oltre vent’anni fa, non c’erano più gliaffreschi descritti ad omaggiare i visitatori del luogo sacro, ma soltanto lacerti di malte cromatiche che con minimi decori lambivanoquasi tutte le pareti. […] “La grotta di San Nicola in passato fu un eremo, con alcuni aggiustamenti in muratura, un camino etracce di due pregevoli affreschi narranti la vita del Santo titolare, attualmente conservati presso il Museo del Monastero diSanta Filippa Mareri a Borgo San Pietro. Con molta probabilità l'affresco rappresenta il più antico documento pittorico delCicolano e ritrae, con uno stile orientaleggiante che rimanda alla pittura del Duecento, San Nicola, la Vergine, il Bambino edaltre figure. Questo rifugio, dopo il 1228, a seguito dell'infeudamento del territorio a varie famiglie, fu scelto da Filippa, sorella diTommaso e Gentile Mareri, e da alcune sue seguaci come luogo di fuga nel quale decise, dopo aver rifiutato tutte le offertedi matrimonio, di dedicarsi alla vita monastica”. (tratto da un cartello informativo del luogo). Un altro luogo, un tempoimportante, catturava la nostra attenzione: San Giovanni di Staffoli era una delle prime chiese edificate di Petrella Salto, citatanelle bolle papali del 1153 di Anastasio IV e del 1182 di Lucio III, ma l’importanza di un tempo aveva ormai lasciato spazio all’oblio,vedevamo soltanto ruderi sommessi e anonimi, accostati alla strada e semi nascosti dalla vegetazione.

domenica 3 agosto 2025

L'Eremo di San Michele e l'Eremo di San Leonardo da Roccantica

Due bellissimi eremi si trovavano nel passaggio naturale che metteva in comunicazione la conca reatina con la Sabina tiberina,attraverso sentieri boscosi a mezza costa protetti dal sole, e un canto assordante di cicale che pareva andare in risonanza conl’eco delle loro simili. Conoscevamo prima la Grotta-Eremo di San Michele, la sua bellezza era protetta da una grata chelasciava ammirare da lontano gli affreschi medievali, lasciandosi comunque animare dal fascino delle convinzioni popolari chevolevano il drago-serpente sconfitto dall’arcangelo e qui omaggiata la sua lode con l’edificazione del piccolo santuario rupestre. Dilato una parete verticale svelava una pietra compatta e sublime, alla cui base le fondamenta di un romitorio testimoniavano l’anticapresenza umana. Senza delimitazioni invece era l’Eremo di San Leonardo, la sua bellezza era fruibile a tutti, purtroppo anchea coloro che con scritte ne avevano deturpato le povere mura. Immerso nella lecceta del Fosso di Galantina, si apriva al viandante conuna serie di pochi gradini e un arco d’ingresso. Resti di mura definivano l’eremo, lasciando intuire i passati utilizzi, mentrenel ventre della grotta un ciborio con volta a vela manteneva ancora la sua funzione sacrale raccogliendo gli ex-voto dei pellegrini.Resti di affreschi databili al 1450 di Jacopo da Roccantica ritraevano San Leonardo e Santa Caterina d’Alessandria, purtroppoerano andati quasi completamente perduti, e le poche malte cromatiche rimaste erano state incise dalla stupidità di chi nonarrivava a comprendere il valore delle cose.