Ci inoltravamo in un fittissimo bosco di faggi, sotto i balzi
rocciosi dell’Anatella del Sirente. La suggestione dell’ambiente, resoaccogliente e intimo dalla luce calda filtrata dai colori dell’autunno, ci
donava la quiete. Seguivamo un comodo sentiero inoltratonel silenzio, tra
patriarchi secolari, antichi alberi che si innalzavano come monumenti, templi
vegetali che accoglievano tra le lorochiome i nidi, estendevano i loro rami al
cielo e si ramificavano profondamente nella terra. Al loro cospetto la visione
dell’ordinedella natura assumeva la nobile semplicità dell’equilibrio, tra
muschi verdi, tappeti di foglie brunite e giochi di ombre, pentagrammisui cui
le note di sottofondo davano voce alla melodia del verbo degli uccelli. Scorgevamo tra gli alberi il cratere del
Sirente, oltre lavisuale del bosco la grande piana carsica sottostante si
apriva come un respiro, accogliente e distesa dove i pascoli giacevano pacati.Sulla
via del ritorno incontravamo la Fonte dell’Anatella, un abbeveratoio dalla
struttura essenziale e importante che sorgevaisolata sull’omonima valle, altro
importante punto di riferimento per il transito dei pascoli.
domenica 27 ottobre 2024
Tra i patriarchi dell'Anatella
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