Torre Zancale ammirava la Costa degli Infreschi e la
spiaggia di Marina di Camerota, la sua posizione protesa nel mare godeva di un
ottimopunto di avvistamento. Edificata nel 1566 faceva parte di un ampio
sistema difensivo contro i corsari. Dalla Spiaggia Lentiscelle partiva ilsentiero per gli Infreschi, la vegetazione mediterranea ancora rigogliosa ci
sorprendeva con i suoi profumi e particolari fioriture di crochi,mentre la
temperatura calda tradiva la stagione rendendo ancora più piacevole il
percorso. Sotto di noi vi era Cala Fortuna, con la sua costaverticale e
strapiombante, ammirata in un punto panoramico dal riposo di un’amaca. Oltre
ancora vi era la suggestiva Cala Monte diLuna, sovrastata di rocce e raggiungibile
dal mare. Il sentiero per gli Infreschi passava all’interno, lo seguivamo in parte
fino alla bellissimaCala Bianca, raccolta tra rocce e silenzio, tra
vegetazione e bellezza. In quel lembo di mare le acque trovavano la quiete,
poche vocirisuonavano tra il rumore quieto della risacca, lasciando al cuore come un
canto di nostalgia e il desiderio di ritornare.
domenica 31 ottobre 2021
La Costa degli Infreschi a Marina di Camerota, da Torre Zancale a Cala Bianca
domenica 24 ottobre 2021
Monte Marsicano da Opi
Sulla cima del Monte Marsicano la
caratteristica croce con la bandiera orifiamma seguiva il flusso del vento. Immersi
in una nuvola nonavevamo il riferimento dei panorami, soltanto stratificazioni
di candori, toni su toni di bianco sul bianco, che mano a mano scendevamoprendevano il calore dei colori gialli e aranciati dell’erba secca. Più scendevamo
e più si accendevano i toni del rosso, che vibranti nelbosco ci avvolgevano
nella bellezza intima dell’autunno. Dal bianco al rosso seguivo la cromia della
trasformazione, la bellezza trovava ilculmine nel silenzio e nella
contemplazione della natura, che tutto unisce e contiene.
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sabato 23 ottobre 2021
Cresta di Monte Pettino da Cansatessa a San Sisto
Tornavo sulla montagna di Pettino dopo un anno e tre mesi
dall’ultimo incendio che l’aveva devastata, ancora erano visibili i segni del
fuocosulla base dei tronchi anneriti, parti del bosco erano andate distrutte
mentre altre avevano ripreso la vita, segnando il suolo con nuovi fondierbosi
ed il frutto di alcune pigne che testimoniavano la ripresa del ciclo vitale
degli alberi. Il bosco ci proteggeva da una leggera pioggia findove arrivava,
oltre vi era la vista della montagna sulla sua città. Per aspera ad astra – attraverso le asperità fino alle stelle – era
unmonito inciso sulla croce di Croce Cozza, lo tenevamo a mente lungo tutto il
crinale intessuto di vecchi e nuovi sentieri, curati da chi avevaa cuore la
montagna fuori porta. La tristezza giungeva dove era cessata la vita, file di
alberi spenti e anneriti, morti, in equilibrio sospeso,non lasciavano scorgere
nulla più in là del loro scheletrico grigiore. Oltre Monte Pettino, la Crocetta
e la Madonna Fore percorrevamo unnuovo sentiero sul Colle Nocelle,
aperto tra i cespugli di ginestra a riposo e lo sguardo sui colori autunnali di
piante superstiti. Tornavala vita.
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sabato 16 ottobre 2021
A Sud di Toppe Vurgo la montagna senza nome
L’anticima di Toppe Vurgo non aveva il nome, era isolata e
modesta, non aveva caratteristiche rilevanti o notorietà, di fatto subordinataad un’altra montagna già di suo poco nota. Eppure aveva anch’essa il fascino
dei panorami, il valore di essere raggiunta, la quiete di un luogolibero da
ogni definizione. Era là comunque con la stessa importanza, quell’importanza che
gli uomini attribuivano da sempre alle montagneper definirle. Oggi aveva un
grande valore.
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lunedì 11 ottobre 2021
Da Barete a Pizzoli per la Valle Donica e i tre rifugi
La pioggia andava e veniva nei boschi, tra chiusure e
schiarite, lungo i sentieri conosciuti della Valle Donica, tra Monte San
Lorenzo e MonteMarine, toccando tratti dell’antico acquedotto romano di Lavaretum. Il Rifugio Santa Pupa segnava
l’ingresso ai prati superiori, oltre vi era laPiana di Aielli, raccolta tra le
sue modeste cime, poco visibili a causa della nebbia. Le nuvole toccavano terra
ma la strada era evidente erasserenante, come una guida sincera a cui
affidarsi lasciando libera la mente. I prati di erba rasa si modulavano a
seconda degli avvallamenti,si delimitavano con vecchi fili di ferro spinati e bordure
di rosa canina selvatica. Le schiarite portavano il belvedere sui panorami, sui
luoghi diappartenenza dove un tempo vivevo e che comunque mi erano cari.
domenica 10 ottobre 2021
Eremo di Sant’Angelo del Monte di Roccatagliata
L’Eremo di Sant’Angelo si apriva a strapiombo sul versante meridionale del Monte di Roccatagliata, situato tra l’abitato di Bussi sulTirino e quello di Castiglione a Casauria. Lo raggiungevamo percorrendo inizialmente una comoda strada sterrata che partiva dalcimitero di Bussi, per poi lasciarla alla ricerca di sentieri inesistenti, con l’unico riferimento delle coordinate. L’antico luogo di culto risalivaal XII secolo, lo
testificava un documento di donazione al Monastero di Casauria fra gli anni
1131-1136. Due enormi finestre nellaroccia sormontate da un muro caratterizzavano
quell’antica dimora appartata e solitaria. Un’apertura sulla volta individuava
un pianosuperiore purtroppo inaccessibile, numerosi buchi sulle pareti suggerivano
la presenza di un probabile soppalco in legno, ma oltre lapietra adesso non vi
era più nulla. A sinistra dell’ingresso due piccoli vani si incavavano
ulteriormente nella montagna, quello poco piùprofondo manteneva maggiormente il
calore, e pareva accoglierci come un piccolo ventre di madre terra. I luoghi dell’Angelo definivanosempre spazi
sublimi, spesso intermediari tra cielo e terra, aree sacre ricche di
suggestione e fascino dove la riflessione umana trovava ognivolta i suoi
limiti e ammirava l’eterno. Per approfondimenti sull'eremo suggerisco il libro di Edoardo
Micati, “la Montagna e il Sacro – riti epaesaggi religiosi in Abruzzo”, Carsa Edizioni, 2018.
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