Lungo la Cassia le
rocce tufacee custodivano al loro interno tombe e santuari etruschi, tra
queste, a Sutri, la preziosa chiesa ipogea dedicataa Santa Maria del Parto
raccontava una storia lontana fino al culto di Mitra, dove il Toro, simbolo
delle energie telluriche, connetteva conquesto forte legame. La straordinaria
bellezza di un ambiente così unico ed inestimabile era accessibile a tutti così
come l’anfiteatro pocodistante, anch’esso scavato nel tufo. Quella pietra,
così duttile, aveva impressa su di sé la storia dei millenni, aveva assorbito
le energie degliuomini e dei loro sacrifici, ed ora si dava al presente in
silenzio, anche se custodito, immersa nella bellezza dei muschi e delle
vegetazioni.
Il mattino aveva una luce fredda che si disperdeva negli
accenni di nebbia che andava e veniva tra i boschi di Cerasolo. Quel magnificocomplesso carsico nascondeva tra i faggi moltissime doline e campi carreggiati,
dove i pozzi si aprivano improvvisamente tra la visionemorbida dei muschi e
delle foglie secche, rompendo la visione di quiete. Il candore delle cortecce
prendeva risalto dalle chiome spoglie,dove timide foglie rimanevano in bilico
prima di cadere. Sul ciglio sommitale di una dolina si apriva la Grava di
Gasbarrone, dove neglianni Settanta si erano infranti i sogni di molti
speleologi abruzzesi che speravano di trovarvi l’accesso per il sistema
sotterraneo. Quella bucasprofondava di una quarantina di metri verticali, ma
senza accenni di prosecuzione sul fondo. Il bosco custodiva gelosamente i suoi
ingressi,ovunque regnava la quiete e la bellezza della natura incontaminata,
custode di chissà quale e quanta meraviglia.
Monte Secine (o
monte Secino) svettava sulla piana del Fucino e demarcava ad Est le suggestive Gole
di Celano. Moltissima storiaapparteneva a quelle terre, dove antichi
insediamenti italici erano giunti ai nostri giorni con molte testimonianze. Il primitivo
impiantoera stato eretto nell’Età del Ferro dal popolo dei Marsi e venne poi riutilizzato
nel Medioevo dalla contea celanese, dapprima con una torredi avvistamento e
poi con l’edificazione sopra di una vera e propria fortezza. A segnarne la fine
furono le truppe imperiali sveve di FedericoII, che lo distrussero nel 1230 a
seguito della contesa con il conte Tommaso di Celano. Sul crinale della
montagna era ancora ben visibileil perimetro delle antiche mura, che a forma
ovoidale ne cingeva tutta la parte alta. La bellezza del panorama e il
suggestivo incontro conun’aquila reale conferivano a quel luogo il fascino di
una condizione dominante. Alcune informazioni.
Del Convento di San Leonardo rimanevano soltanto poche mura
visibili tra una vegetazione incolta, e l’affaccio panoramico sulla valledell’Aterno
che scopriva l’incavo del piccolo affluente Raio. Fondato circa nel 1400, quel
luogo un tempo era abitato da un gruppo dimonache appartenenti all’ordine
cistercense, dedite alla regola e al
puro ascetismo, dove il lavoro nei campi e nei boschi era intervallatocon la
preghiera, in una perfetta condizione di solitudine e raccoglimento spirituale.
Nel 1550 circa, questo luogo sacro venneviolato di notte da un gruppo di
malviventi che torturarono e uccisero molte suore, causandone l’abbandono. Margherita
d’Austria, alloraregnante, colpita da questo triste episodio, nel 1569 donò
alle poche suore superstiti l’attuale monastero all’interno delle mura della
città diMontereale, al fine di proteggerle e di mantenere in vita l’ordine,
mentre San Leonardo della Selva
iniziava il suo declino. Era passatomolto tempo da allora e quei pochi ruderi
erano completamente nascosti, un pastore ci dava nota della sua localizzazione
sotto labalconata rocciosa di Monte Castiglione, ed erano proprio lì,
ricoperti da piante ed arbusti, ormai unici dimoranti di quel luogo.