lunedì 28 marzo 2016

Saepinum e Sepinis sui monti del Matese

Le strade di Saepinum avevano l’odore dolce dei fiori di biancospino, le percorrevamo all’ingresso della primavera, con itoni più brillanti del verde dei prati. Salivamo le antiche vie sannite che in passato avevano popolato le montagne del Matese,percorsi dimenticati tra rovi e prugnoli, difesi dalle spine di una natura incontaminata. Lungo la via, i resti dell’area archeologicadi San Pietro e del Conventino avvaloravano l’importanza di quell’antico territorio, ma era sulla cima del colle che trovavamol’insediamento più importante: lì vi erano i ruderi di Terravecchia, l’antica Sepinis sannita, protetta dal bosco einaccessibile da strade. La natura si riprendeva quello che l’uomo le aveva tolto nei millenni passati, le pietre lavorate lasciavanoleggere a malapena i loro profili, e tutto tornava nella bellezza incontaminata. Compivamo il nostro giro in biciintercettando nella parte finale l’antico tratturo: usciti da Porta Terravecchia rientravamo per Porta Benevento, che come unvarco temporale ci dava l’emozione di calcare un’importante via compiuta dai nostri antenati. 

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