lunedì 12 gennaio 2015

La Rocca Vecchia di Pescina

A Pescina il tempo si fermava sotto la torre di San Berardo, si tratteneva tra le pietre rivestite di muschi e le finestre affacciatenel vuoto, sotto tetti sfondati. Era trascorso un secolo dal gennaio del 1915, e quel vuoto si colmava soltanto dei rovi chepermettevano alla natura di riappropriarsi della parte più vecchia del paese. La strada saliva suscitando la suggestione nostalgica diFontamara, parevano i vicoli, le piazze e le case che Silone ricordava nel suo esilio, divenendo l’espressione concreta di unpaese fatto di memoria. Il rilievo montuoso al di sopra del paese ospitava i resti dell’antico castello, di cui ormai ne rimanevanoissate soltanto poche mura e la torre pentagonale. La bellezza di quella posizione dominante era dovuta alla strategia di controlloche in passato si voleva avere sul fiume Giovenco all’ingresso del Lago Fucino, per impedirne l’accesso da Ovest alle sue acque,mentre adesso si colmava della visione geometrica delle coltivazioni, scandite dai colori differenti dei diversiappezzamenti. La Piana del Fucino era quello che Secondo Tranquilli desiderava guardare per sempre, oltre la vita e lamorte, “mi piacerebbe essere sepolto così, ai piedi del vecchio campanile di San Berardo a Pescina, con una croce di ferroappoggiata al muro e la vista del Fucino in lontananza. Ignazio Silone”.

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