Il bacino di
Crispiola si chiudeva a Nord con una modesta dorsale, il cui rilievo più alto
prendeva il fantasioso nome di Cupola di SanPietro. Quella piccola montagna,
vista da diverse angolazioni, assumeva effettivamente una forma emisferica, e
dedicava il suonome al Santo che in passato veniva venerato dagli abitanti di Corno. Una piccola propaggine a Nord di
quella montagnaospitava i resti della Rocca
Sancti Silvestri, un castello di cui adesso si perdevano quasi del tutto le
tracce, ma che un tempoaveva avuto sicuramente un passato glorioso, considerando
soprattutto il contributo alla fondazione della città dell’Aquila. Lepoche
mura rimaste in piedi erano a malapena percepibili tra i sedimenti accumulati
nei secoli e la vegetazione spontanea,tuttavia era sensazionale la scelta di
quel magnifico punto di vista a controllo della vallata. La Cupola di San
Pietro mostravadall’alto panorami sorprendenti, con distese immense di boschi
incastonati di calaverna, e una nuova prospettiva che affilavaMonte Calvo,
Monte Giano e il Terminillo lungo la stessa via di fuga. Proseguivamo alla
ricerca del Castello di Corno, trovandoalcuni ruderi sulla cima di un piccolo
rilievo a quota 1160 metri. I resti dell’antica fortezza, nonostante maggiormente
visibilirispetto i precedenti, si confondevano anch’essi nella visione
generale della natura. Di tanto in tanto riaffioravano ancheprobabili
brandelli di cinta muraria, con l’ordine delle pietre scomposto e la memoria di
antichi guerrieri tornata alla polvere.
martedì 27 gennaio 2015
Il Castello di Corno e la Rocca Sancti Silvestri della Cupola di San Pietro a Vigliano
lunedì 12 gennaio 2015
La Rocca Vecchia di Pescina
A Pescina il
tempo si fermava sotto la torre di San Berardo, si tratteneva tra le pietre rivestite
di muschi e le finestre affacciatenel vuoto, sotto tetti sfondati. Era trascorso
un secolo dal gennaio del 1915, e quel vuoto si colmava soltanto dei rovi chepermettevano
alla natura di riappropriarsi della parte più vecchia del paese. La strada
saliva suscitando la suggestione nostalgica diFontamara, parevano i vicoli, le piazze e le case che Silone
ricordava nel suo esilio, divenendo l’espressione concreta di unpaese fatto di
memoria. Il rilievo montuoso al di sopra del paese ospitava i resti dell’antico
castello, di cui ormai ne rimanevanoissate soltanto poche mura e la torre
pentagonale. La bellezza di quella posizione dominante era dovuta alla
strategia di controlloche in passato si voleva avere sul fiume Giovenco all’ingresso
del Lago Fucino, per impedirne l’accesso da Ovest alle sue acque,mentre adesso
si colmava della visione geometrica delle coltivazioni, scandite dai colori
differenti dei diversiappezzamenti. La Piana del Fucino era quello che Secondo
Tranquilli desiderava guardare per sempre, oltre la vita e lamorte, “mi piacerebbe essere sepolto così, ai piedi
del vecchio campanile di San Berardo a Pescina, con una croce di ferroappoggiata al muro e la vista del Fucino in lontananza. Ignazio Silone”.
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domenica 11 gennaio 2015
Il Ferroio di Scanno da Passo Godi
Il Ferroio di
Scanno era una delle mete escursionistiche più frequentate tra la zona del
Passo Godi e il Monte Marsicano. Sitrattava di un altopiano situato a circa 1650
metri di quota dove spesso era possibile avvistare l’orso bruno marsicano. Fiduciosidi questa possibilità seguivamo la carrareccia che conduceva al Rifugio Ziomass,
disabitato durante l’inverno, ma tuttavia bentenuto e agibile come bivacco. Il
recinto al di fuori del ricovero pastorale si componeva di alte palizzate rafforzate
da ferrisporgenti, una difesa che suggeriva la presenza del lupo, che assieme
al camoscio, l’orso e il cervo era uno dei simboli delParco Nazionale d’Abruzzo
Lazio e Molise. Mi piaceva la bellezza di questi luoghi incontaminati a poca
distanza dalle zone piùfrequentate, perché permetteva a tutti di immergersi
nel silenzio dei panorami autentici tipici del Parco. La neve trasformatalasciava riemergere a chiazze la terra dell’altopiano del Ferroio, dando
maggiormente risalto a tutti gli avvallamenti. Lo sguardocorreva verso Sud a
scrutare in lontananza la Riserva Integrale, ma purtroppo nessuna presenza di
animali selvatici animava lasolitudine di quegli scenari.
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