domenica 28 ottobre 2012

Pettorano sul Gizio e il vallone di Santa Margherita

“Vedesi la terra con il suo castello e i suoi casamenti edificata su un poggio, che è un masso di roccia calcarea e arenaria, cui fa ridente una falda di declive collinetta, ove dappertuttoverdeggia l’olmo, il gelso e l’ulivo. Le case volte in parte ad oriente, in parte ad occidente, si innalzano in ambo i lati come per gradi l’una sull’altra, onde il viatore che percorre la stradacarrozzabile, la quale tocca l’abitato da mezzogiorno, e di poco vi si discosta dalla parte orientale, vede da questa banda metà della Terra in gradevole aspetto e metà riman celata nell’altra.Ma è bella e pittoresca per chi la guarda da ponente col fiume Gizio che ai piedi le scorre e quasi ne bagna con mormorio festevole le mura”. (Tratto da “Il regno delle due Sicilie descrittoe illustrato” di Pietro de Stephanis). Pettorano sul Gizio manteneva ancora tutta quell’antica bellezza, le sue stradine così strette salivano nel paese serpeggiando tra case e palazzi,lasciando scoprire mano a mano un borgo ancora fortemente immerso nella storia. Castello Cantelmo appariva all’improvviso dopo un vicolo in tutta la sua maestosità, la sua piazza ammiravail vallone di Santa Margherita, dove lo sguardo saliva fino a raggiungere monte Genzana. Il CAI di Sulmona celebrava i 90 anni dalla sua fondazione, questa escursione era il modo difesteggiare il suo compleanno, con un’intersezionale che raccoglieva molte adesioni. Il vallone di Santa Margherita prendeva il nome dalla patrona del paese, Santa Margheritad’Antiochia, che a differenza degli altri santi non aveva il santuario all’interno del paese, ma fuori, nei boschi della suddetta vallata, lontano dalla comunità, nei pressi della sorgente delfiume Gizio in quanto considerata la protettrice delle acque. Il bosco si animava dei colori dell’autunno con la luce che evidenziava i toni dell’arancio. Nei pressi della chiesa, antichemura ciclopiche portavano la memoria di un santuario di culto italico: il luogo manifestava da tempo immemorabile l’energia delle sorgenti, lo sapevano bene i santi e i nostri antenati.

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