Percorrendo la SS17bis in direzione dell'albergo di Campo Imperatore, pochi tornanti prima della stazione superiore, c'è una strada sterrata che ramifica sulla destra, con ben visibile un'area di sosta con tavolini e panche (42°26'33.78"N 13°35'10.04"E). Parcheggiata la macchina iniziamo il sentiero. La strada è segnata molto bene, è semplice e non ci si può sbagliare. Giunti presso Vado di Corno si comincia ad assaporare il tono panoramico del percorso: una breve deviazione a sinistra apre uno spaccato molto molto bello su Corno Grande (42°27'11.20"N 13°35'45.88"E)
che anticipa la bellezza di quello che si vedrà in seguito. A parte qualche roccia e qualche vertigine, il sentiero è fattibile salvo eccezione della neve. La paura dell'inesperto, quella che ti annebbia la mente e ti blocca le gambe l'ho provata in modo particolare due volte da quando vado in montagna, di cui una volta oggi. Un ripido costone di percorso era completamente coperto da neve ghiacciata, così dura che si rompeva a fatica con lo scarpone. A dare un taglio trasversale c'erano alcune impronte più o meno profonde ormai pietrificate nella neve. Fin dove erano calcate andava bene, poi non lo erano più e non sapendo dove mettere i piedi avevo paura di scivolare di sotto, ho passato alcuni secondi di panico, poi finalmente ho reagito e proseguito. Mi hanno detto che in montagna è da mettere in conto anche questo.
Andiamo avanti e giungiamo sulla cima di Monte Brancastello (2385 m). Da lì si completa la visione incantevole del Gran Sasso, con il Corno Grande da una parte e le Torri di Casanova dall'altra, e di fronte il mare.
La croce del Brancastello è fatta da pietre disposte a terra. Di ritorno evitiamo il tratto con la neve, facendo cresta cresta, e sopportando il vento freddo che anticipa l'inverno. Facciamo una piccola deviazione per Pizzo San Gabriele (2214 m), dove sono andata a portare un bacio all'icona del santo da parte di mia nonna, a lui devota.
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