giovedì 31 luglio 2025

Fiori della Vita a Santa Maria de' Centurelli

Santa Maria de’ Centurelli si elevava con la sua solenne semplicità sulla Piana di Navelli, e in quanto luogo di fulcro dellatransumanza era considerata un monumento nazionale. La visitavamo in occasione di una mostra temporanea di pittura diValter Mattei e Annarita Tatananni, dove colori e forme moderni si accostavano al cospetto antico e rigoroso della chiesa. Ilcandore della pietra si alternava ad alcuni affreschi persistenti, incisi dai graffi dei viandanti, parole, simboli e date di chi nonvoleva esser dimenticato nell’oblio dell’eternità. La geometria perfetta di un fiore della vita era scalfita sull’intonaco azzurro diuna cornice floreale, altri segnati all’esterno della chiesa facevano da eco al paradigma della creazione dell’Universo, la probabilevicinanza con il Ghetto Ebraico di Civitaretenga poteva essere una risposta. Un condottiero a cavallo sotto il segno dellastella, tante piccole croci e addirittura un omino danzate, incrementavano la serie di “graffi” del perimetro esterno, con laporta santa murata, e intorno la bellezza dell’Altopiano di Navelli.La mostra è visitabile fino al 3 agosto (orari lun-ven: 16-19 sab e dom 10-12 e 16-19), in successiva esposizione ci sarà la mostra temporanea di fotografia “I Custodi del Borgo” dal 10 al 17 agosto, stessi orari.


domenica 27 luglio 2025

Il Rifugio Sebastiani da Alantino

Dentro il cuore di una grande morena, salendo un comodo sentiero, ascoltando il silenzio amplificato della valle. Le montagnedivenivano mano a mano sempre più vicine, mentre tutto si distendeva alla vista della bellezza della Natura. Vena Stellante cisalutava con la sua forma, un magnifico anfiteatro di roccia che curvava come una carezza sulla parte sommitale della valle, tra rocce argenteee affilate, e altrettanti pendii prativi vivi del verde e dell’oro di erba essiccata al sole d’estate. Un pascolo silenzioso di mucche ciosservava nella quiete di quelle ore distese, lente e protese alla pacificazione dell’anima. Il Rifugio Sebastiani ci accoglieva conla sua gestione ospitale e la sua ottima cucina, nella sua postazione privilegiata dinanzi a due grandi e magnifiche valli. Levoci dei viandanti si attutivano al piacevole rumore del vento, che con dolcezza scombinava le nubi in giochi di chiaroscuri.Riportavamo a valle i nostri rifiuti, un piccolo gesto di ognuno che se fatto da tutti significherebbe rispetto.


sabato 19 luglio 2025

Anello dal Valico della Chiesola al Monte Puzzillo

[…] Al valico molti anni fa c’era l’antica chiesetta di S. Felice, la Ecclesia Sancti Felicis de Camardosa di cui parlano documentistorici del sec. XII. (A. CHIAPPINI, Lucoli medievale, in “Bullettino” della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, XXXII (1941),p. 57). La modesta costruzione, chiamata in epoche più recenti Chiesola di Lucoli, venne poi utilizzata, ormai semidiruta,come ricovero di pastori e successivamente spazzata via per la costruzione del raccordo autostradale. […] (Testo in citazione diCarlo Tobia, tratto da I Sentieri Montani della Provincia dell’Aquila, 2, I Gruppi M. Ocre - M. Cagno, M. Cava - M. San Rocco, M. Orsello- M. Puzzillo, p. 27). Dal Valico iniziava il bellissimo sentiero per Monte Puzzillo, dapprima immerso nel fresco del bosco di Monte Frattae poi aperto sui panorami, sotto il cielo di luglio, con l’erba ancora verde che iniziava a dorarsi. La poca notorietà delle montagne“minori”, lontane dalle frequentazioni massive da social network, ne garantiva la quiete, lo sguardo girava a trecentosessanta gradisui panorami, con particolare privilegio sui Monti della Duchessa e il Massiccio del Velino. Scendevamo nella Valle del Morretanograzie ad un piccolo sentiero che conduceva al Passo, la comoda via del ritorno era custodita tra le alture intorno che delimitavanol’ambiente, approdando infine alla carrareccia che si immergeva nell’ombra fresca del Bosco di Cerasolo.

sabato 12 luglio 2025

Il Ninfeo dei Flavi a Borgovelino

Il piccolo parco-giochi del paese ospitava i resti di un antico ninfeo romano, lungo 31 metri ed alto 6, caratterizzato da tre grandinicchie con svettanti volte a botte. I fori delle condutture indicavano la via dell’acqua, ma non c’erano più le vasche di raccolta, tuttoera stato destrutturato nei secoli a favore del sovrastante convento abbandonato, della strada e della ferrovia. Nello spazio antistantealcune grandi pietre squadrate, probabilmente appartenenti ad un antico tempio, parevano rimaste in sospensione, come materialedi risulta in attesa di essere reimpiegato. “[…] A questo edificio è stata collegata una iscrizione con dedica alle ninfe di Diana Redux,murata nella chiesa medievale dei SS. Rustico, Dionisio ed Eleuterio, posta nel 5 a.C. da Sinhistor dispensator di Sabidia C.f.Sebbene nella lettura archeologica venga interpretato come parte di una villa o semplice cisterna, ritengo più probabile pensaread un santuario di Diana, di cui non resterebbe che il ninfeo… […]” testo in citazione di Simone Nardelli, tratto da Sabina Archeologica –Itinerari archeologici lungo la via Salaria, p. 65, Amarganta Editore – libro acquistabile qui .

Lodonero il piccolo paese fantasma da Sigillo

Nel cuore dell’estate rovi e arbusti avevano fagocitato le vecchie vie, le poche case di Lodonero erano rimaste erette, protese a malapenaverso il cielo con labili equilibri. La bellezza panoramica dell’affaccio sulle Gole del Velino godeva di un privilegio visivo, purtroppo tuttoera stato abbandonato, dimenticato, lasciato a sé stesso e alla natura originaria che tutto riprendeva. Vecchi spaghi serravano porteriservanti il nulla, le antiche capanne avevano salutato l’ultimo abitante da circa trenta-quarant’anni. I fantasmi del passato avevanogià svalicato l’oblio, nessuno più si ricordava, forse tutte le memorie erano andate già perdute.
S. VITTORINO di Lotonero – Sigillo. Sanctus Victorinus / Victorino de Loco Nigro, chiesa così attestata nel 1252 e nel 1398. Nell’unae nell'altra data era cappella di S. Maria di Sigillo. Esisteva in località detta in passato Lotoniro-Lotonero (dal co­lore scuro dellafanchiglia) e oggi insipidamente Lodonero, an­cora visibile sopra un bel colle a destra di chi percorre la Sala­ria in direzione di Rieti.Alla fine del 1700 vi erano «alcune capanne per animali». Il Latini, che lo chiama «Totonero», nel 1828 vi vide «alcuni tuguri perrimessa di pecore e per pasto­ri». Non compare mai tra le chiese visitate nei ricorrenti giri di visite per la diocesi. Segno che lachiesa era scomparsa già prima della seconda metà del XVI secolo, che l'inizio delle vi­site che si conservano ancora. AVRi.Visita A8280817, c. 407; Di Flavio 1989, p. 45 n. 76; Id. […] Informazioni tratte da qui, grazie ad Ivan C. per la segnalazione informativa.