sabato 3 febbraio 2024

La Madonna della Neve di Castelvecchio Calvisio e la zona di Carapelle

Un’antica mulattiera scendeva da Castelvecchio Calvisio in direzione dei numerosi campi coltivati della Valle di Vusci, intercettando sullastrada la suggestiva Madonna della Neve. La notevole fattura della chiesa dava sfoggio di importanza nonostante l’incuria del tempoche l’aveva resa allo stato di rudere. Fortemente incassata nel pendio, a ridosso di un tornante, avevamo modo di ammirarla sia dall’alto,con il campanile a vela alla nostra portata, che dal basso dell’ingresso. Purtroppo qualcuno l’aveva privata delle pietre lavoratepiù accessibili: erano state divelte le cornici del portale e delle finestre, rimanevano soltanto i decori del frontone d’ingresso e lafinestra sommitale. L’interno dava dimora a rovi ed arbusti, ancora si ergevano i tre grandi archi del tetto, e quel poco che rimanevadegli altari era evidenziato dai resti degli affreschi. Non si leggevano più le immagini sacre, era visibile soltanto un essenziale decorovegetale. Una datazione lasciava risalire la chiesa al 1650 – D. F. DE F. P. S. D. ANNO DMI IUBILEI – ma la storia si era perduta neltempo e rimaneva soltanto in qualche memoria tramandata. (Per approfondimenti “La Montagna e il Sacro – riti e paesaggi religiosi in Abruzzodi Edoardo Micati, Carsa Edizioni, 2018). Riprendevamo il nostro percorso in direzione dei campisottostanti, tra la bellezza degli uliveti e un’illusoria primavera. Un grande casolare isolato catturava la nostra attenzione, untempo quei luoghi avevano vissuto più di importanza, di lavoro e di frequentazione. Raggiungevamo Carapelle Calvisioimmettendoci direttamente nei suoi vicoli, finalmente erano attivi i lavori della ricostruzione che ci lasciavano sperare di poterammirare presto un bellissimo borgo. Tutta la montagna intorno era un dedalo di sentieri, seguivamo quello per Villa San Martinoe la Chiesa di San Cipriano, alcune delle testimonianze più antiche della storia di Carapelle.

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