A Roma, al quarto piano di via Oslavia 39b, la casa di
Giacomo Balla ci apriva le sue porte lasciandosi indagare. Si percepiva ancora
l’umoredell’artista nel suo spazio, dai muri al soffitto al pavimento ogni
cosa parlava di lui e della sua visione artistica, splendore geometricofuturista di una mente continuamente contemporanea. Osservavo tutti i dettagli
e ammiravo la bellezza di chi come lui aveva fatto dellapropria vita un’opera
d’arte, senza mezze misure o compromessi, in una visione totalizzante di chi
davvero era centrato nella propriaessenza, un maestro. Ogni cosa seguiva una
logica astrattiva e funzionale, ne adoravo le forme scandite dai colori, i
ritmi visivi
armonici, ripetuti quasi in maniera musicale, proporzionati allo spazio, equilibrati nella bellezza.
armonici, ripetuti quasi in maniera musicale, proporzionati allo spazio, equilibrati nella bellezza.
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