Al di sopra delle Gole di Antrodoco un reticolo di sentieri
metteva in comunicazioni edifici diruti, memorie di un passato lontano riccoancora di tanta suggestione. Quella natura così impervia si riprendeva quanto l’uomo
le aveva tolto, lasciando svelare soltanto a tratti levecchie mulattiere. Quegli
edifici anonimi erano ormai riparo di arbusti, le loro finestre direttamente scoperchiate
su volte di cielo nonfacevano più differenza tra dentro e fuori. Lunghe file
di mura a secco assecondavano sinuosamente il sentiero tra querce e ginestre,
labellezza era ovunque tra i sassi, lungo vie parzialmente dimenticate che
lasciavano ancora intendere la loro importanza. Trovavamo l’eremo diRottevecchia nascosto da una vegetazione selvaggia, la sua datazione risalente
al XIII secolo ci proiettava in un passato lontano fatto diisolamento e
privazioni. Una scala in pietra semidismessa dava accesso ad una grande grotta
protetta da un muro, l’area sacra era a ridossodella montagna, così come un
altro ambiente nelle prossimità, probabilmente costruito in un secondo momento, che custodiva ancoraall’interno l’agio di una dispensa con scaffali in legno inseriti
nella muratura, e all’esterno un piccolo affresco di una Madonna conBambino
datato a.D.1583. Fuori un pozzo ancora mantenente l’acqua si riforniva dello stillicidio delle rocce sovrastanti.
domenica 6 novembre 2022
L'eremo di Rottevecchia nelle Gole di Antrodoco
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