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Isola d'Ischia
Raggiungevamo Ischia accompagnati dal volo dei gabbiani che
scortavano le imbarcazioni sfruttando le scie nel vento. La più grande
delle
isole Flegree ci accoglieva con le sue acque termali, la sua bellezza, la sua
calma dovuta ad una insolita poca affluenza. La piccola baia di
Sorgeto si
schiudeva a mezzaluna tra rocciose pareti verticali, la sua acqua limpida si
caratterizzava delle sorgenti calde che scaturivano
direttamente nel mare,
dando ai bagnanti il benessere del caldo e del freddo percepiti assieme; un
bivacco ricavato tra le rocce dava dimora
ad un isolano che cucinava sfruttando
il calore di una polla sorgiva, usanza tramandata tra gli abitanti da tempi
lontani che rendeva ancor
più particolare la percezione del posto. Percorrevamo
i vicoli colorati di Sant’Angelo, impreziositi di maioliche e fioriture di
capperi, l’antico
villaggio di pescatori si rinnovava al turismo mentre il
porticciolo manteneva inalterata la sua funzione nella quiete delle acque. I
Giardini la Mortella raccontavano una storia d’amore e di meraviglia, miriadi di
fiori si lasciavano indagare lungo un percorso che mano a
mano diveniva anche
interiore, tra note musicali, gorgoglii d’acqua e canti di uccelli. Ibant obscuri sub sola nocte per umbram i
versi
dell’Eneide di Virgilio rammentavano allo spettatore di cogliere quel
percorso, di sprofondare in sé stessi come fanno le radici nel buio, e di
ascoltarsi. Ne rimanevo incantata. Portavo con me il ricordo delle bianche mura
della Madonna del Soccorso, della maestosità del
Castello Aragonese, ma soprattutto
un sentimento di quiete dinanzi alla vastità del mare.
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