Il Passo dei Monaci è antico collegamento e forse unico tra Lazio e Abruzzo, sfruttato da commercianti, pastori e dai monaci benedettini. La tradizione vuole che arrivati al passo, i monaci
solevano depositare una pietra, a volte davvero grande, tanto da formare, con il trascorrere degli anni, cumuli alti un paio di metri e ben visibili al centro del pianoro. Il nome forse trae
origine da una antica leggenda che narra di tre monaci che vi trovarono la morte tentando di passare il valico durante una bufera. (Info del CAI di Isernia). Non mi rimaneva difficile
immaginare i briganti sulla via del Passo dei Monaci, comprendevo bene come le asperità delle Mainarde potessero fornire riparo ai fuorilegge, che tra anfratti, grotte e distese
secolari di faggio erano in grado di trovare dimora in liberi bivacchi. Su queste montagne si erano scritte pagine e pagine di storia del Brigantaggio d’Italia; chissà quante fughe e quante
rappresaglie, scontri, conflitti e colluttazioni avevano visto questi boschi e questi pendii, dove riecheggiava soprattutto il nome del brigante Domenico Fuoco, ucciso proprio sul Monte Meta nel
1870. La bellezza della Natura stava nella sua condizione selvaggia, adesso come allora si manteneva questa prospettiva meravigliosa: era questo il bello del Parco Nazionale d’Abruzzo
Lazio e Molise, che proprio in questa zona segnava il suo triplice confine. In questo giorno il CAI di Isernia festeggiava i 150 anni dell’Unità d’Italia con una escursione intersezionale con i CAI di
L’Aquila, Sora, Cassino, Foggia e Sulmona. Chi prima e chi dopo segnava il passaggio su queste montagne, trovando sul valico il tricolore italico sbandierare al vento. È stata davvero una
giornata piacevole: nonostante l’affluenza di gente non ci si perdeva nella confusione, ma si trovava piacevole seguito a Scapoli – patria della zampogna – dove il Comune di Isernia
offriva gentilmente il pranzo a tutti gli escursionisti che avevano preso parte all'evento.
domenica 10 aprile 2011
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I fiori che hai fotografato appartengono alla specie crocus vernus (non mi sembra di averlo letto) ovvero lo Zafferano maggiore! Bello anche il racconto.
RispondiElimina...ma il tizio con la bandiera chi è? Garibaldi? Simpaticissimo!
RispondiEliminaGià il signore è davvero molto simpatico! Assomigliava sul serio a Garibaldi e visto che era in tema con la giornata mi sembrava bello pubblicarne la foto!
RispondiEliminaSui crochi non ho volutamente scritto nulla perchè non hanno bisogno di presentazioni: sono più famosi delle margherite!
ciao.
...a proposito dei crochi, non li sottovaluterei troppo, sono proprio le cose scontate che spesso fanno la differenza, proprio perchè le "crediamo" scontate! Conosci lo Zafferano alpino (Crocus vernus (L.) Hill. subsp. albiflorus)? Praticamente identico al vernalis se non fosse per lo stilo più corto degli stami, ma molto più raro! Ma al di là della precisazione botanica, a me sembra interessante la metafora che ne deriva, applicabile a qualsiasi categoria, specie quella delle persone ;)
RispondiElimina...e per quanto riguarda le margherite io ne conosco almeno cinque specie differenti solo di montagna: Leucanthemum tridactylites, Leucanthemum vulgare, Leucanthemum pallens, Leucanthemum heterophyllum e Leucanthemum coronopifolium subsp. tenuifolium! Comunque sei simpaticissima!
RispondiEliminaSei un botanico?
RispondiElimina...anche! Ma solo per passione! ;)
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