sabato 23 aprile 2011

I monti d'Oro, esposizione personale, pittorica e fotografica, dentro il castello di Rocca Calascio

“I Monti d’Oro” è il titolo della mia mostra personale che ho esposto all’interno del castello di Rocca Calascio. Ho sempre rifiutato di dipingere le montagne, perché la pittura prende l’anima delle cose, ed io non potevo prendere l’anima della Montagna: anche il solo tentativo mi suonava come un atto dimancanza di rispetto. La Natura è così perfetta che bisogna ammirarla senza filtri, bisogna salirci sulle sue cime per fruirne la bellezza (a 360 gradi e con tutti gli organi sensoriali), è una cosa che non si può raccontare, che non si può percepire trasversalmente tramite altri, ma che deve avvenire per forza conuna presa diretta, esattamente come è diretto il nostro rapporto con Dio. Siamo solo noi e il mondo, il resto sono solo secondari punti di vista. Quando mi è stata data la possibilità di poter utilizzare come sala espositiva il castello di Rocca Calascio ho pensato però che non potevo non parlare della Montagna, tantoeccezionale era quel contesto. L’importanza di quel castello era così grande che già di suo componeva parte dell’opera che vi sarebbe stata esposta, io dovevo solo completare a modo mio quello spazio, ed è per questo che ho pensato all’oro zecchino, il più puro che potessi trovare. L’oro era il significato e il simbolodella ricchezza delle montagne d’Abruzzo, che dalle pecore allo zafferano mi avevano dato lo spunto ad adottare questo titolo, ripreso da un libro molto interessante scritto dalla Dott.ssa Maria Rita Berardi, e che si intitola appunto “I monti d’oro. Identità urbana e conflitti territoriali nella storia dell’Aquila medievale”.Le cime delle montagne sono dei luoghi sacri, sono le estensioni fisiche più estreme, dove è la terra a voler toccare il cielo e non viceversa. È questo il luogo dove accadono i miracoli, dove le preghiere arrivano prima al divino, perché hanno meno tragitto da compiere. È qui che si viene ascoltati meglio dall’Universo, èqui che bisogna chiedere o rinnegare, è qui che si riesce meglio a prendere coscienza di sé. Qui si centra il proprio asse di equilibrio con la linea di testa delle montagne, e non è una cosa da poco. Dagli altipiani ai contrafforti tutto si innalza in una vorticosa danza verticale che dal basso della terra raccoglie tutto e sale, allaricerca della redenzione. Tutto è oro, tutto è ricchezza, non esiste tesoro più grande del punto di vista perfetto che rivolto verso il mondo fa prima da specchio a noi stessi. La nostra anima è lì, sulle vie dell’oro, dove ogni angolo è anticamera di Paradiso. Il Gran Sasso non è solo un massiccio montuoso, è un carattere, è unatempra, è la distinzione perfetta delle genti d’Abruzzo. QUI c'è il link per la pagina del mio sito web che tratta nello specifico la mostra.

5 commenti:

  1. Chi non è andato a vedere la mostra di Sara Chiaranzelli a Rocca Calascio ha perso un’occasione. Non un’occasione di vedere delle belle opere di una pur brava artista. L’occasione persa e non ripetibile è stata quella di aver assistito ad un connubio perfetto tra ambiente ed opere, cosa molto rara. Sono arrivato a Rocca Calascio in bici sotto un tempo pessimo, con nebbia, vento e nuvole. Sono entrato nella torre. Al primo piano c’erano alcuni quadri, bellissimi, visioni personali e da me perfettamente condivisbili della parte nord di corno grande e della parete vista dal ghiacciaio. Mi sono riconosciuto, giovane alpinista, mentre percorrevo alcune vie di roccia. Ma la sorpresa attendeva al piano superiore. Nuvole gelate correvano trasportate dal vento il cui sibilo si insinuava tra le antiche mura con un dolce zufolare. Appena entrato ho notato che avevano aperto molte finestre sui muri della stanza da cui entrava LA LUCE . Da una finestra si vedeva la chiesetta con lo sfondo del gran sasso, da un’altra si poteva assistere alla vista del paese con le luci delle finestre accese nella luce fioca del temporale imminente. Poi una sorpresa. Da un’altra finestra si vedevano le fiamme di pietra, da un’altra il corno piccolo ed il monolito. “Qui c’è qualcosa che non quadra! Da qui non si può vedere il corno piccolo !!!:::” E già. Non poteva vedersi il corno piccolo. Ho riflettuto, non erano finestre affacciate all’esterno, erano fotografie modificate e personalizzate, erano luci evidenziate con oro (VERO ORO). Erano le opere di Sara. Che stupito….ed io che credevo di affacciarmi al panorama esterno. Ma nulla cambiava. L’antica torre eretta verso il cielo, le nubi veloci che carezzavzno i merli, il vento, la nebbia, si fondevano con le opere in una atmosfera irreale, fatata, magica. Una fusione talmente perfetta che le avevo scambiate per finestre proprie della torre, da cui il paesaggio è visibile a 360 gradi, così come le opere di Sara. Non pensavo di essere un visitatore, mi sembrava di essere il signore del castello cui spettava il privilegio di possedere il maniero. Ero solo nella sala, Sara non c’era. Era a fare delle foto, mi hanno detto i guardiani. Ho trascorso un quarto d’ora in questo paradiso psicologico che forse mi ero creato io, forse invece esisteva davvero. Poi Sara è arrivata, mi ha chiamato con il mio nome e mi sono svegliato.Non ero più il signore del maniero, improvvisamente sono tornato ad essere l'impavido ciclista infreddolito che doveva affrontare la discesa nella pioggia gelata che attendeva all’uscita. Ho salutato Sara e sono andato via a malincuore……E voi che non ci siete stati avete perso l’occasione di vivere un momento magico, cosa rara ora, nella nostra vita convulsa. GRAZIE SARA.



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  2. Qualsiasi opera, fotografia, poesia, musica, pittura, appartiene solo per metà a chi la crea, perché l'altra metà appartiene a chi la GUARDA, a chi l’ascolta, a chi con la propria sensibilità è in grado di completarla e farla propria… un po’ come i fiori di Handal. La tua sensibilità ha messo a fuoco un punto di vista straordinario e bellissimo che mi lusinga molto e mi rende tanto felice, grazie di cuore.

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  3. SONO LONTANO E GLI ANNI MI PESANO PER STARE ALLA GUIDA PER TANTO TEMPO. SENO FELICE DEL SUCCESSO CHE HAI AVUTO LO MERITI.

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  4. Sappiamo prestare attenzione a ciò che dicono queste figure e questi racconti? Ci rendiamo conto del fatto che noi siamo, nell'anima, figli di Afrodite, che l'anima è una therapeutes, come era Psiche, del tempio di Venere? Quello, infatti, è il luogo dove l'anima pratica il suo culto. L'anima nasce nella bellezza e di bellezza si nutre, ne ha bisogno per vivere...per fare anima, dovremmo ritrovare tutti le nostre reazioni estetiche perdute, il nostro senso della bellezza, così come ci insegnano gli artisti...

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