giovedì 3 febbraio 2011

Scialpinismo su Monte di Mezzo dal Lago di Campotosto e il Colle del Vento

Le nuvole su di noi correvano velocità impensabili seguendo lunghissime traiettorie di flessuosi saliscendi: il fortissimo vento in quota modellava la volta del cielo davvero in giochi superbi.Più in basso le correnti si scontravano con le vette delle montagne, con tanta di quella energia da farsi vedere anche in lontananza. A colpirmi era soprattutto la vista su Monte Corvo:l’impressione era quella di assistere ad uno scontro di titani, una lotta di venti così violenta che si disputava con vortici impetuosi, turbolenti raffiche e furibondi mulinelli: spazzavano la neve comepolvere, la vedevamo sbiferare sulle cime in una danza disumana. La salita per il Monte di Mezzo ci accoglieva con la calma e il silenzio del suo bosco, ogni cosa percepita da lì era attutita,perché bianca e carica di neve. Alcune piante si componevano così tanto di quell’essenza da scolpirsi come sculture bizzarre modellate dalla fantasia, mentre sotto di loro dei cuscini di nevebombavano pietre, radici e passaggi scoscesi. Chissà quale gioco avrà mai fatto il vento per modellare quelle forme. Più salivamo e più il massiccio del Gran Sasso scopriva la sua mole maestosa,così gigantesco e potente era percepito forse nel suo profilo più bello. Quando mi sono girata per la prima volta ad ammirarlo non potevo immaginarlo così meraviglioso, visto così tutto insieme,tutto in un colpo, tutto in un unico momento, dal Dente del Lupo di Monte Camicia fino alla montagna di San Franco, la sua bellezza lasciava davvero senza fiato. Quei colori erano così dolci daconferirgli un’enorme leggerezza: pareva che lo sollevassero, innalzandolo ulteriormente anche nella sua veste spirituale. No, non potrò mai rinunciare a tutto questo. I prati scoperti sottoColle del Vento erano così tagliati dalle correnti fredde, che più salivamo di quota e più aumentavano di forza. Le cime erano quasi spazzate, la neve ghiacciata lasciava trasparire molti sassidal suolo, ma io non ero ancora in grado di compiere simili passaggi con gli sci d’alpinismo, per questo abbiamo evitato di salire in cima. La neve polverosa impazziva sotto questi scontri diforze, così striata dal vento correva da una parte all’altra come un’anima dannata. Come era bello osservarla, pareva animata da una danza tormentata.

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