La prepotente alta pressione di questi giorni aveva anticipato il flusso delle stagioni di un paio di mesi, non sembrava proprio di essere a febbraio, perché quello che appariva imitava di molto le ordinarie giornate di aprile. La neve si era sciolta in tantissimiposti, e l’erba pareva di nuovo rinverdirsi così richiamata dal sole, tutto pareva intorpidirsi come l’anticamera di un risveglio. Una segnalazione focalizzava la neve nei Piani di Fugno, non potevamo perdere questa occasione per andare a fare sciescursionismo. Non so per quale antica e romantica consapevolezza apprezziamo sempre di più tutte le cose nel loro percorso finale. La Piana di Fugno si celebrava come un’ultima resistenza alla primavera, sulla sua area tratteneva pochicentimetri di neve ghiacciata. Il piccolo Lago di Filetto era strutturato in un insolito congelamento che vedeva disegnati sulla sua superficie i profili di grossi cerchi, scanditi ognuno da diverse tonalità d’azzurro. Di lato a noi, mentre proseguivamoverso Fugnetto, la mole boscosa di Monte Ruzza ci faceva da intermediario col cielo, così terso, così limpido, così caldo. Il sole ci investiva con tutta la sua energia, infondendo un piacere diffuso in tutto il corpo. Quella era l’aria della Primavera. Troppoinconfondibile e troppo fuori contesto. Impotenti di fronte a tutto questo non potevamo far altro che godercela. Tra le tante cose interessanti da vedere lì intorno, la mia intenzione si direzionava come al solito verso Monte Carpesco. Non è un’elevazioneimportante, in pochi conoscono quella montagna, eppure io ne sono sempre rimasta molto affascinata a causa della sua forma e composizione. Ricordo la prima volta che vidi quella montagna, circa l’anno scorso, quando tutto intorno era innevato e candido,Monte Carpesco spiccava sopra tutti i punti di vista con la sua colorazione nera dovuta alla vegetazione che lo rivestiva. Anche la sua forma era molto particolare, sembrava la schiena di un dinosauro, una dorsale perfetta in grado di disegnare un profiloarmoniosissimo. Siamo salite fino alla sua anticima, ma avevamo addosso l’attrezzatura da sci da fondo e anche per questo chi era con me aveva deciso di rimandare. Ma il bello delle montagne è che sono sempre lì, in attesa, verrà di certo il momento giusto perguardarla, per scrutarla, per indagarla. Dall’anticima di Monte Carpesco si godeva un panorama stupefacente, pacato, rilassante. A colpirmi molto è stata la vista sul costone di Monte Ruzza, la poca neve rimasta si depositava nelle cavità della terra, livellandoperfettamente la superficie: questa particolarità permetteva la visibilità di tanti fori disposti perfettamente nel terreno, ognuno equidistante dall’altro, tanto che apparivano come una texture puntinata di un fumetto giapponese. Da come mi hanno detto,in quella zona sparavano granate e cannoni, in alcuni punti ci sono addirittura accantonati i resti di bossoli e granate, però mi hanno anche riferito che solitamente tutte queste esercitazioni si svolgevano nel versante a Sud. Questi fori erano troppogeometricamente organizzati per essere il frutto di un’esplosione, forse (anzi, quasi sicuramente) riguardavano il famoso rimboschimento che tanto identifica quella montagna, lasciato incompiuto per qualche motivo. Sarà di certo così.
giovedì 10 febbraio 2011
I Piani di Fugno e l'anticima di Monte Carpesco
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bellissima poesia ma non c'è poeta che possa cantare alla pari con la tua bella regione.
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