Dal
piccolo lago di Santo Stefano di Sessanio partiva una comoda via per la Piana delle Locce, che attraversava in parte i contraffortimeridionali minori del Gran Sasso, tra modesti avvallamenti e rilievi che mano a mano salivano alla volta della montagna. Faceva freddo,ma si stava bene, a tratti vi erano precipitazioni di neve tonda che andavano e venivano a seconda del vento. La Piana delle Locce cisottostava con la geometria
squadrata dei suoi campi, la circolarità del piccolo lago, la sinuosità delle
strade che solcavano a vivo la suaterra nera. Ai margini del vasto altopiano
si ergeva l’edificio di Santa Maria ai Carboni, Santa Maria de Corovonis, grancia cistercense diSanta Maria di
Casanova. L’antica struttura risalente al XII secolo, ampliata e riadattata
all’uso di pastori e contadini, verteva indecadenza. La piccola cappella e le
rovine del suo altare si davano al cielo così prive di copertura, esposte
all’intemperie mostravanoun’inesorabile declino a dispetto dell’importanza
contata nei secoli. Poche scritte sui muri restituivano la memoria dei
viandanti. Alle suespalle una delle tante grotte agro-pastorali si inoltrava
nella terra, un caldo riparo che manteneva la sua funzione sospendendo lo
scorreredel tempo. Quella de Le Scoppie era una collina molto particolare, da
alcuni punti di vista si ergeva a forma conica sulla bellissima vallata, siornava di molteplici buchi contornati
di rocce, antichi ripari scavati dall’uomo nel tenero conglomerato. Tornavamo a
Valle Chiusola percercare la Grotta di San Michele, questa volta facilmente
individuabile dal basso della valle. Non vi erano tracce del culto
dell’arcangelo,soltanto il nome definiva l’area sacra. All’interno il tepore
della grotta ci accoglieva mentre fuori le nuvole si agitavano, la neve che
cadevamossa dal vento presto avrebbe imbiancato ogni cosa.
domenica 5 dicembre 2021
La Piana delle Locce, Santa Maria ai Carboni e la Grotta di San Michele
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