sabato 29 ottobre 2011

Il Passo dello Stelvio

Andavamo a prendere l’inverno in anticipo, oltre 3400 metri di quota sul Ghiacciaio dello Stelvio. Le Alpi Retiche erano assolutamente maestose e severe, così impervie ed elevate,aumentavano di dimensione mano a mano che ci avvicinavamo. La neve sommitale mi scaldava il cuore al pensiero dell’inverno passato, pensavo al mio caro Appennino, e ai miei ricordibellissimi fatti di neve. Mi mancava tutta quella calma fatta di silenzio, dove si sentiva appena il crepitio della neve al contatto con la pelle, mentre cadeva a grandi fiocchi lungo un’isolatastradina di montagna. La salita da Trafoi serpeggiava lungo la costa in una mimesi straordinaria, sgomitolandosi nell’impressione di una contenuta muraglia cinese. A monte icrepacci dei ghiacciai pensili ricordavano la superiorità indiscussa di Madre Natura, i loro tagli profondi e vecchi esigevano l’ovvio rispetto dedicato ad un’entità superiore. Eravamo arrivati durantel’ora del tramonto, saremo rimasti lì qualche giorno a sciare, e mentre scaricavamo i bagagli vedevamo il cielo caricarsi in calde tonalità marmoree venate dalle nuvole. Il Passo dello Stelvio, a2758 metri di altitudine, manteneva la sua aria pulita e sottile, con il beneficio di una visibilità assolutamente perfetta. Mi toccava la malinconia al pensiero che a breve avrebbero chiuso il Passo perl’inverno lasciando gli alberghi abbandonati, e a come quel luogo antropizzato ritornasse al suo legittimo silenzio.

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