Pizzo delle Fosse e Monte Orsello
Il crinale era rivestito da sempre vivi ed erba rasa, continuamente spazzolati dal vento ne parevano in qualche modo ordinati. Su
quella sommità trovava contrasto il Maestrale, la sua venuta da Nord era portatrice di freddo secco: quel vento ci accompagnava,
ci isolava, ci emarginava in riflessioni personali non permettendoci di sentire altro. Le montagne in lontananza si
sfumavano in delicate tonalità di indaco, era questo in assoluto il colore della leggerezza, quello che ne sintetizzava l’aspetto
spirituale, quello che dava il modo di individuarne l’anima, la sagoma, il profilo contenitore: all’interno di quella campitura
distesa c’era un paradiso perfetto. Tutto intorno a noi c’erano paradisi perfetti. Sopra di noi i grifoni della Riserva della Duchessa
sfruttavano le correnti ascensionali planando nel cielo con la loro maestosa grandezza, le loro ali si spiegavano al vento animandosi
in una bellissima danza, in grado di evocare sogni e desideri di appartenenza. La parte sommitale della montagna saliva
alternandosi a morbidi avvallamenti orizzontali, mano a mano si scopriva anche sul versante di Campo Felice, regalandoci la
percezione unica di una Majella innevata, incorniciata egregiamente dalle nostre montagne. Ma la neve soprattutto
rivestiva la zona del Velino, pareva come il frutto di un incontro d’amore tra il Vento Australe e Madre Terra della Montagna,
primo baluardo incontrato dal mare, palcoscenico unico di animazioni, condensazioni e trasformazioni della materia.
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