Monte di Canale dal versante di Collarmele
La primavera meteorologica era
entrata, si sentiva nell’aria, si vedeva nel cielo disteso. L’umidità della Piana
del Fucino si raccoglieva nella
sua valle e con straordinari giochi di velature
alleggeriva tutte le montagne circostanti. Il suolo recava in dono la fioritura
dei primi
crochi, di una bellezza semplice e rigorosa, puntuale ad ogni
primavera. Alcuni cavalli pascolavano sulla quiete dei pendii mentre a monte si
tratteneva ancora l’inverno che con la sua mano bianca aveva livellato ogni
crinale. Monte di Canale dedicava al Sirente un magnifico punto di
vista sul
suo versante settentrionale, custode di antiche neviere. Il vento aveva
modellato quella materia bianca a seconda dei suoi flussi,
scoprendo sassi,
riempendo vuoti, cancellando pensieri. Tutto scivolava verso valle, nulla aveva
più importanza, solo la contemplazione della
bellezza.
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