La Grotta del Cervo
La Grotta del Cervo si svelava tra riflessi lucenti di rocce
e trasparenze di acque cristalline. Ogni volta era come riscoprirla con occhi
nuovi,
sotto carezze di luce che ne animavano le concrezioni, con meduse e
serpenti che prendevano vita sotto la strana magia di un perpetuo buio.
Le
ombre ci guidavano lungo prospettive inesplorate, un viaggio terreno portato
anche sul filo del sogno, dove ogni cosa poteva
accadere, perché oltre ai
nostri occhi c’era la nostra immaginazione a tessere ogni apparenza. Le stalagmiti
del Salone degli Antenati erano
dritte dinanzi a noi come presenze, ma noi
andavamo oltre, nei meandri del Fiume di Fango e nel Ramo della Luna, tra rocce
nere,
immersi nell’acqua che riposava nel suo greto. Tutto si rifletteva su
quegli specchi, amplificando le percezioni dei miraggi. Finalmente
ammiravo la
grande Medusa, circondata dallo splendore delle sue acque trasparenti e dal
brillare della candida calcite, così riflettente da
trasparire come diamante.
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