Il Santuario rupestre di Sant'Angelo a Balsorano e la Grotta delle Riconche
La grotta di
Sant’Angelo si apriva nella parete rocciosa al di sopra di Balsorano, portando
con sé la memoria di monaci, eremiti,
briganti ed assassini. Quel luogo mostrava
la suggestione del sublime come espressione divina della natura, lì si poteva
entrare
nella terra e pregare dal suo ventre, espiare i peccati e purificarsi nei
Fuochi Comuni. In corrispondenza delle festività di San
Michele e di San
Giuseppe l’accesso era consentito soltanto agli uomini, che si chiamavano tutti
come fratelli, così uniti nella
purificazione della preghiera collettiva. Il priore
del Santuario ci apriva con gentilezza le porte dell’ospizio adiacente, lasciandoci
percorrere i corridoi ricavati tra le rocce e le pareti, il refettorio, le
camere e tutti gli altri ambienti della struttura. Ci
sentivamo accolti e
fortunati, e ascoltavamo le sue affermazioni con la promessa di tornare. Le
recenti precipitazioni avevano
intriso di acqua la terra, che a sua volta
stillava sia nella grotta del Santuario che in quella delle Riconche, un’altra
cavità poco
distante, più impervia e suggestiva, resa accessibile grazie ad un
breve percorso attrezzato. Tra concrezioni naturali, e stalattiti e
stalagmiti
mozzate durante la guerra, piccole vasche naturali raccoglievano l’acqua sacra
ai giuramenti.
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