Sulle
vallate dei Sibillini sostava un’aria umida che velava in trasparenza le
montagne, rendendole leggere. Alcune nubi lenticolariponevano il cappello sui
monti con fare lento, preannunciando un prossimo cambiamento. Alcune mucche si riunivano
al pascolo sullaPiana di Castelluccio, meno frequentata a seguito delle
sfioriture, ma pur sempre bellissima, così raccolta e protetta dalle sue
montagne,custodita nella sua preziosità e vegliata dall’alto dal piccolo paese.
I campi arati mostravano attraverso una geometria cromatica disugualicoltivazioni, mentre la piccola Italia rimaneva simbolica ferma sulla montagna.
La salita per il Monte Vettore attraversava la grande linea difaglia che come
una ferita si apriva al suolo, un lungo squarcio che raccoglieva la nostra
attenzione su quanto quella terra aveva subito.Sulla cima la croce di vetta
era solitaria, tra rimanenze di nuvole ed echi lontani di tuoni.
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