Anxa - Lucus Angitiae
Immaginavo la
maestosità del portale del tempio, con dinanzi un piccolo molo d’attracco per
le imbarcazioni che navigavano nel Fucino. Immaginavo la nebbia da
umidificazione propria dei laghi
in quota, ed i colori cerulei delle prime ore
del mattino. Il freddo dell’ombra si ammorbidiva soltanto con la fiamma delle
lucerne, mentre alcune vestali accoglievano i naviganti adornate con i
fregi
della dea Angitia. Quella divinità era manipolatrice di serpenti
e di veleni, il suo culto si perdeva nei secoli, legandosi ai cicli solari e
all’immaginario del mondo dei defunti, rimanendo
per eccellenza la venerazione eletta
del popolo dei Marsi. Gli scavi archeologici risalivano al IV secolo a.C.,
ricostruendo mano a mano l’idea di quello che un tempo era uno dei centri di
aggregazione più importanti del territorio, dove la vita degli antenati viveva il
massimo dello splendore e tutto pareva custodire quella condizione eterna. La
memoria correva tra le
pietre, mormorandone la storia e l’abbandono, rimanevano
i maestosi basamenti, mentre tutto il resto si perdeva nell’immaginazione. (Le foto inserite sono state scattate in precedenza).
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