Anello di Rocca di Cambio per un canalino di Monte Ocre e la cresta di Monte Cagno
La montagna si
vestiva delle due facce della primavera, i lati esposti a Sud si innescavano
della nuova vita della vegetazione di
montagna, mentre a Nord tutto appariva
ancora serrato nelle mani dell’inverno. Dove giungeva il calore del sole la
neve si
scioglieva e dava spazio alla fioritura dei crochi, spesso lambiti dai piccoli
ruscelli di scolo generati dal disgelo. La zona
dell’Acquazzese appariva come una
terra mista, un luogo ibrido del transito delle stagioni dove si trovava di
tutto, dalla neve alle
foglie secche e all’erba rinnovata. I tanti canali a
Nord di Monte Ocre si riempivano di neve trasformata ormai da tempo, alcuni
tenevano in grembo lo scivolo di piccole slavine, mentre altri tenevano in
testa corone di cornici ghiacciate. Un passo dopo
l’altro il paesaggio cambiava
sotto i nostri occhi: più salivamo di quota e più il nostro sguardo scrutava a
valle alla ricerca di
visioni orizzontali. Sulla cima, i ripidi pendii si
smorzavano lungo il crinale roccioso, la primavera aveva scoperto il filo di
cresta,
rimarcando in questo modo il profilo della montagna. Molte delle
vallate sommitali continuavano a coprirsi di neve, quel manto
esitava a
scoprirsi nei punti di maggior accumulo, donando all’orizzonte il ricamo di
superfici maculate. Il bordo roccioso
della cresta di Monte Cagno viveva l’equilibrio
in bilico di enormi cornici di neve, alcune si erano addirittura staccate sotto
i nostri
occhi, dandoci così la possibilità di ammirare lo straordinario spettacolo
della forza della Natura.

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