L'Eremo di San Michele a Bominaco
Le valli sotto
Bominaco si sezionavano geometricamente grazie alle diverse coltivazioni, ma mano
a mano che giungeva il tramonto i colori
tendevano ad omogeneizzarsi nell’ombra, sfumando tutto con la stessa
tonalità. Il versante Nord del Sirente
si vestiva di leggerezza, la neve
addossata ai suoi canali lo schiariva ulteriormente mettendolo ancora più in
relazione con la volta del cielo. Tutta quella meraviglia si vestiva del sacro: come sempre riscontravo che i
Santi sceglievano con cura i luoghi in cui
dimorare. Poco fuori il paese un
sentiero conduceva all’Eremo di San Michele, contornato da roverelle e fitti
cespugli di ginepro. Alcuni cinghiali, giunti con il calare della sera,
fuggivano disturbati dalla nostra presenza, eravamo come degli intrusi in
quel
luogo di pace, dove qualsiasi intervento umano si accostava talmente bene alla
natura da farne parte. L’eremo era un santuario rupestre collocato in una
grotta, adattata ad accogliere l’uomo, ma nonostante questo mantenuta ancora nella
sua
originaria struttura. Il piccolo
luogo di culto dipendeva certamente dal vicino complesso monastico di Santa
Maria Assunta. La tradizione narra che nella grotta visse per molti anni, alla
fine del XI secolo, San Tussio, un monaco eremita
nativo di Bagno, paese vicino
L’Aquila. Particolarmente suggestivo è l’accesso al luogo di culto poiché nella
penombra dell’ambiente risalta la pietra dorata dell’altare, illuminato
dall’alto da un grosso finestrone naturale. Poco oltre l’altare è
posto
l’elemento più interessante del Santuario rupestre: una colonna liscia sulla
quale è poggiata una lastra quadrata che reca un’epigrafe sulla faccia
superiore. Nel testo figura una Domizia, moglie di Domiziano, che compare anche
in un’altra
epigrafe rinvenuta nella zona. Numerose vaschette sono presenti
all’interno con lo scopo di raccogliere l’acqua di stillicidio ed altre sono
incavate in corrispondenza dell’ingresso, dove si trovano i resti di alcune
cellette dove secondo la tradizione
locale vivevano gli eremiti che accudivano
il Santuario. Nella ricorrenza dell’8 maggio si celebra la messa nella
parrocchiale di Santa Maria Assunta e poi ci si reca in processione al
Santuario. La statua dell’Angelo viene preceduta dalla banda e da due alti
stendardi. Dopo una breve funzione celebrata all’interno della grotta la
processione riprende la via del ritorno, salutata dallo “sparo”. Anche in
questo Santuario rupestre i fedeli vedono nelle forme della roccia il passaggio
del Santo, che vi ha lasciato
le proprie impronte: in questo caso addirittura
sulla volta, sopra l’ingresso. (Il testo riportato in corsivo è citato dal
libro “Eremi d’Abruzzo – Guida ai luoghi
di culto rupestri” Carsa Edizioni).

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