La Valle della Giumenta da Prato Capito
I rami sottili
dei faggi si intrecciavano tra loro, quasi a voler stabilire un sodalizio tra
ogni singola pianta, la neve poi ricopriva
tutto e sigillava quelle unioni in
una superficie unica. Quella visione pareva l’intelaiatura di un tetto, come se
quella struttura
fosse l’idea di un qualcosa in grado di proteggerci, come un
riparo, una casa, il bosco ci accoglieva al suo interno e si lasciava
percorrere nelle sue dimensioni più intime. La neve aveva coperto ogni cosa,
persino i tronchi degli alberi ne erano rivestiti,
il suo candore schiariva ulteriormente
il silenzio del bosco, così assoluto e intatto da ogni altra presenza. La valle
della Giumenta
si marcava solo delle nostre tracce, di tanto in tanto ne
incrociavamo qualcuna di qualche animale, ma erano davvero
poche e quasi
completamente rivestite. Ci affacciavamo sulla Valle del Morretano dove il
bianco dominava su tutto, persino il
cielo era coperto di nebbia, tanto da
cancellare i profili della terra e generare così un’unica estensione. Fissavo il
candore della neve
e scoprivo interminabili giochi di frattali: senza riferimenti
visivi la vertigine viveva dell’illusione ottica di uno strano caleidoscopio
naturale.

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