Da Rocca di Corno a Sella di Corno passando per Monte Calvo e il Ponte Radio
Oggi alcuni amici del Parco Nazionale sarebbero venuti a trovarmi. Dovevo pensare ad un itinerario bello, panoramico e impegnativo che li lasciasse soddisfatti delle bellezze di quest’altro lato d’Abruzzo. Ho pensato e ripensato più volte senza riuscire a
decidermi: le montagne con la neve sono bellissime, ma anche altrettanto pericolose (ultimamente poi c’è un’allerta valanghe spaventoso: meteomont). Così ho chiesto consiglio a chi ha davvero esperienza (quella vera) maturata in tanti anni donati alla
montagna e prestati al Soccorso Alpino. Mi ha indicato Monte Calvo, definendolo come uno dei luoghi più sicuri anche in caso di neve, nebbia e bufera, e facendomi inoltre vedere su carta gli eventuali itinerari da seguire e quelli da evitare. Non poteva
esserci indicazione migliore. Partiti da Rocca di Corno siamo saliti mano mano sulla carrareccia che diramava verso Vallelunga, con l’intenzione di passare per le sommità di Colle Piano e Colle di Mezzo. L’indicazione che mi era stata data mi faceva prendere la
cresta fin da subito, e così ho seguito il consiglio, scoprendo un lato di quella montagna che non conoscevo affatto. Quella neve era freschissima, si caricava sui rami degli alberi curvandoli a terra. Una volta usciti dal bosco i pendii più ripidi erano stati
puliti dal vento che, con la sua temperatura gelida, aveva ricamato il falasco e i fiori secchi con giochi di calaverna. Raggiunta la sommità di Colle Piano il panorama girava a 360° mostrando ovunque bellezza. Si leggevano bene il profilo dei
Monti della Laga e quello del gruppo del Nuria, la mole maestosa di Monte Giano e la bellezza dei boschi del rietino. Sulla cresta c’erano appena due dita di neve che sbiancavano il colore della terra senza coprirla del tutto, dando così modo di notare il
sensibile attacco delle cornici molto ampie. Questa cosa mi dava tranquillità, a volte la neve copriva tutto, e a volte al suo posto c’erano dei lastroni di ghiaccio, ma tuttavia il percorso era intuibile e semplice. Non ci siamo fatti mancare niente, nemmeno
il gusto di perderci, colpa della nebbia che ci ha oscurato la visibilità. Sono stranissime le vertigini della nebbia quando è bianco su bianco con la neve, sembra quasi di guardare attraverso un caleidoscopio monocromatico: le distanze si accorciano e si
allungano in maniera esponenziale facendo perdere la cognizione effettiva di quello che circonda. Ma in fondo perdersi fa bene alla testa e all’orientamento: senza mappe, bussole e GPS come ci comporteremmo in una situazione avversa? In possesso di ogni
diavoleria elettronica abbiamo tuttavia contenuto l’errore in un chilometro scarso. La croce di Monte Calvo era modellata dal Maestrale con estensioni di calaverna, mentre il sensibile gioco dei volumi del cornicione di vetta si componeva di equilibri
precari. Il vento si alzava sempre di più spingendoci ad andare via, ma la sua forza era contrastata dalla visione dolce della neve che scendeva su di noi a grandi fiocchi, assecondando le correnti d’aria in una danza bellissima. È stata una giornata splendida.
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