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La Costa dei Trabocchi, passando per l'Eremo Dannunziano e Santo Stefano in Rivo Maris
Le conchiglie erano gli scheletri
del mare, trattenevano nelle loro spirali echi di memorie lontane, come i canti
dei poeti a noi cari. Il
tempo dapprima veloce era diventato inarrestabile nella
sublime constatazione del Trionfo della
Morte, rivivevo quei luoghi cercando il
punto di vista degli occhi del
Vate, scrutando il Trabocco Turchino e il Promontorio Dannunziano, ammirando
quella metafora di abisso che
mi si distendeva davanti ai limiti del cielo. La risacca
risuonava tra l’odore delle alghe, e con la sua dolcezza scarnificava le “ossa”
dei
vecchi trabocchi, logorati dall’ira del mare e dall’opera crudele del
tempo. Erano passati 130 anni da quando Gabriele D’Annunzio
trascorse lì una
sua estate, aveva vissuto quei lidi e contemplato quei flutti. Di trabocco in
trabocco seguivamo ora in bici la costa da
Casalbordino Lido fino ad Ortona. Su
un piccolo colle giacevano i resti dell’antica abbazia di Santo Stefano in Rivo
Maris, databile tra la metà
del V ed il VI secolo, protetta dai rovi di
biancospino che la rendevano inavvicinabile e custodivano, tra la dolcezza del
loro profumo, gli
antichi mosaici col simbolo dell’albero della vita. Sulla via del ritorno, alle nostre spalle,
scendeva la sera, che mano a mano accoglieva la
notte con gli ossequi della
bellezza del tramonto, mentre il Faro di Punta Penna scandiva il tempo con la
sua luce ciclica, prendendo
sempre più forza al pari della luce delle stelle.

Che bei posti.
RispondiEliminaLa regione dove vivo mi lascia sempre stupito :)
Moz-
Posti meravigliosi!
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