Sull’orlo e nel
letto del fiume percorrevamo un piccolo tratto della parte bassa del Rio
Garrafo. I toni verdi delle foglie si potenziavano all’ombra e allo scorrere
dell’acqua, dove il freddo stanziava. Unpiccolo ingresso di Grotta Fredda si
perdeva nel buio, mentre fuori dalla forra l’aria estiva scaldava ogni cosa.
A Campo Imperatore
il mattino si vestiva di toni limpidi, il cielo nella notte aveva scansato ogni
nube e per qualche ora tutto sarebberimasto invariato. Salivamo il sentiero di
Monte Brancastello, trovando fin da subito affacci panoramici su balconate
rocciose, tra lafioritura delle stelle alpine ed altri piccoli fiori di
montagna. Le nuvole danzavano nella loro evoluzione, si sfilacciavano sulla
crestain capriole umide, definendo sulle cime più alte i primi cumulonembi. Scesi
dalla montagna la pioggia animava ogni cosa, si distinguevano irovesci che
come presenze distinte si spostavano da una parte all’altra della piana,
assecondando i voleri del vento.
La vastità di Campo Imperatore era in grado di contenere sia
il sereno che la pioggia, animata dalla visione nitida di nuvole rapprese.I colori
del crepuscolo si adagiavano sulle montagne addolcendo persino le creste più affilate,
che tese verso il cielo si estendevanonell’infinito. La notte scendeva
rischiarandosi di stelle, i manti bianchi degli armenti vibravano della luce
riflessa della luna, mentre iloro occhi iridescenti ci assalivano come
presenze misteriose. Il Canyon della Valianara si percorreva difficilmente con
la biciclettache seguiva quelle strade come anticamera dei sogni. Dormivamo
in tenda vicino al Rifugio Racollo, accompagnati dall’intenso gracidaredelle
rane, sotto la cava fonda del cielo vivida di stelle.
Ci sono dei luoghi dove si manifesta maggiormente l’altrove,
dove la realtà confina coi sogni e spesso riamane difficile stabilirne il
confine.Sono le grotte ed altri luoghi speciali, spesso fatti della notte che
parzialmente indaga e si completa di emozioni. Nell’acqua del lago misentivo
in bilico tra la quiete e la paura di un ignoto inesplorato, dove l’evoluzione
di piccoli tricotteri confondeva un immaginario di pesci efarfalle notturne. I
sogni si appoggiavano sulla soglia della realtà, le stalagmiti evocavano
piccole presenze direzionate dalla luce; la grottaviveva di quei movimenti
luminosi e interagiva, la meraviglia era in ogni ricamo di roccia. Uscita speleologica del gruppo GGFAQ.
La vista correva lungo pendii rasserenanti, fatti di piccoli
fiori ed erba rasa, mentre le nuvole offuscavano spazi lontani contrapponendoli
alcontrasto di vivide vicinanze. Seguivamo il filo di cresta di Monte San
Franco, e più salivamo e più si definiva il bacino del Lago diCampotosto, i
profili dei Sibillini, della Laga e di tante altre montagne. Sentivo nel cuore
la fortuna di essere consapevole di potervivere tanta bellezza, di saperla
apprezzare come un bene inestimabile, orgogliosa di tale appartenenza. Era
questa la veraricchezza. Un piccolo gruppo di cavalli si raccoglieva in
risposta ai primi cumuli, le cime si aprivano e scoprivano ai voleri del vento,
mentre noi prendevamo la via per l’Acqua di San Franco.