La primavera si
era vestita d’autunno, i faggi si erano arrossati a seguito di un’insolita
neve, mentre resisteva il verde degli aceri. Ilfondo del sottobosco lasciava
schiudere le prime fioriture, e per chi era abituato ad osservare la Natura
tutto appariva irreale.L’Abisso della Liscia si apriva come una piccola
voragine da cui iniziava una progressione di strettoie sul ciglio dei pozzi,
tra lameaffilate e taglienti, bellissime nella loro conformazione severa. L’acqua
stillava dalle varie percolazioni come una pioggianotturna, non vi erano
concrezioni ad affascinare la mente, ma l’ammirazione di una Natura esigente.
Il Salinello si tuffava nel suo terz’ultimo salto
circondandosi della bellezza di rocce stratificate, ne temevo il rumore ma
percepivo solobellezza. Il sole stava a malapena in piccoli angoli di sosta, mentre
la forra si componeva di acqua e di ombra, e di salti rocciosi altrimenti
impraticabili senza il torrentismo. Poco distante la Grotta di Sant’Angelo di
Ripe si apriva sotto la montagna, i santi sceglievanosempre i luoghi più
suggestivi per le loro dimore, dove il divino era in grado di manifestarsi con
le sublimi espressioni della Natura.
Tra la Sala
delle Penitenze e la grande colata ci addentravamo nella bellezza delle
concrezioni. Pozzo Leonardo ci accoglieva connuovi dettagli, nonostante la sua
breve progressione, cambiavano visioni e ricordi e tutto appariva diverso.
Quello che nonvedevamo con gli occhi veniva completato dalle nostre emozioni,
la grotta amplificava tutto, e il nostro stato d’animo colmavapozzi e meandri.
La sala di Alberto era intrisa dall’acqua delle percolazioni, a terra il lago
di fango traboccava gli orli di unapiccola diga d’argilla, ci fermavamo lì,
senza proseguire oltre.