Il Castello d'Ocre
Il
Castello d’Ocre si innalzava sulla sommità di Monte Circolo, ed era in grado di
ammirare tutto il versante orientale della conca aquilana. Nel Basso Medioevo
ebbe un ruolo militare di
importanza fondamentale per la difesa della città
dell’Aquila, ma oltre a questo valore storico, ne rivelava un altro altrettanto
importante dal punto di vista religioso: la tradizione narrava che
nel 210 d.C.
dalla cresta dove ora sorgeva veniva scaraventato San Massimo, che a seguito di
questo martirio divenne uno dei futuri patroni della città dell’Aquila. La
documentazione storica
sulla presenza del castello annotava come prima data il
1178: Papa Alessandro III lo citava in una bolla papale come nota di possedimento
del vescovo di Forcona. Successivamente venne
citato nel 1254 con il nome di Cassari Castro, in quanto fu preservato
dalla distruzione stabilita per tutti i castelli che avevano fondato L’Aquila.
Con la venuta di Carlo I d’Angiò passò
nel 1266 alla corte di Napoli, e nello
stesso anno visse il saccheggiamento per mano degli Aquilani, che lo
assediarono furibondi per la distruzione della loro città, voluta per mano dei
baroni del circondario alleatisi con Manfredi. Tuttavia non venne completamente
distrutto, la sua capitolazione avvenne nel 1423 per mano di Braccio da
Montone, e fu uno degli assedi più
sanguinosi della storia d’Abruzzo. Nel corso
del Cinquecento il ruolo militare del castello d’Ocre si perse completamente
fino a diventare un semplice abitato, ma, con il passare del tempo,
anche la
sempre più esigua popolazione finì per abbandonare completamente il borgo
fortificato. Molti testi lo indicavano come castello-recinto,
grazie alle sue possenti mura che ne seguivano
tutto il perimetro esterno, ma
in realtà quello di Ocre era un perfetto esempio di borgo murato: al suo interno vi era addirittura la presenza di una
chiesa, San Salvatore inter
castrum Ocre, da cui era stato “strappato”
un bellissimo affresco raffigurante una Madonna con Bambino, posta tra San
Nicola e Santa Caterina d’Alessandria, oggi custodito al Museo
Nazionale d’Abruzzo
a L'Aquila, databile alla metà del XII secolo. L’ultimo terremoto aveva
devastato ulteriormente le mura del castello d’Ocre, già a suo tempo inagibili,
aprendo varchi e
facendo crollare le poche volte rimaste, tra cui anche la
porta ogivale duecentesca che fungeva da ingresso. I quattro assi viari si
vestivano della desolazione di un inesorabile declino, mentre
ornielli, roverelle
ed altri arbusti si apprestavano ad essere le uniche presenze in vita tra quei
miserabili sassi.

Quanti "città perdute" ci fai scoprire Sara! Luoghi di grande fascino e suggestione.
RispondiEliminaGrazie, spero tanto che tutti questi luoghi vengano un giorno valorizzati dalle istituzioni per come giustamente meritano
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