Monte Ocre e Monte Cagno da Forcamiccia
Il freddo della notte aveva lastricato di ghiaccio la parte alta della montagna, lasciando correre il sentiero tra disegni di vetro e
cespugli di calaverna. Tutti quei ghiaioni bianchi rimandavano al candore della neve, che con le sue lingue immobili maculavano la
zona delle Settacque. La terra che si scopriva al sole vedeva la bellezza dei crochi che annunciavano la primavera, tutto
appariva nella transizione di passaggio, tra i prati rinverditi dal rigoglio della giovinezza e gli ultimi sentori della memoria
dell’inverno. A breve tutto si sarebbe risvegliato, la terra sarebbe diventata calda e avrebbe incamerato il più possibile i raggi del
sole, fino a fecondarsi del suo calore e della sua vita. La lunga cresta che collegava i rilievi di Monte Ocre e di Monte Cagno
vedeva dinanzi a sé il profilo del Gran Sasso, tra i colori nitidi, così puliti dal vento, ed il gioco particolare di nuvole svaporate. Gli
ultimi accumuli di neve si arricciavano verso Nord, mentre la brina brillava ai raggi del sole e le zone d’ombra erano vetrificate.
Come sempre..stupendo!
RispondiEliminaCome sempre..grazie!
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