domenica 28 agosto 2016

Anello del Murolungo e della Grotta dell'Oro, per la Valle di Fua e il Lago della Duchessa

La Valle di Fua era la parte iniziale di uno dei valloni glaciali delle Montagne della Duchessa, attraversava un paesaggio inforrato eselvaggio dove massi erratici e faggi avevano trovato insieme il loro equilibrio. Un pastore delle Caparnie ci suggeriva di raggiungere daOvest la cresta del Murolungo, ci faceva dono della sua esperienza indicandoci un sentiero non segnato in grado di ammirare al meglioquel territorio lunare, disegnato nella magnifica opera di antichi circhi glaciali. Quel filo di cresta precipitava verticalmente a Nord conuna parete rocciosa, alla cui base si nascondeva la Grotta dell’Oro, leggendario nascondiglio di briganti a seguito dell’Unità d’Italia. Lacavità si apriva come una spaccatura della montagna, che mano a mano diveniva cunicolo e poi strettoia, rivestito da morbideconcrezioni di latte di monte. Alcune farfalle trovavano riparo all’ingresso di quel luogo umido, dove l’acqua percolata trovava sfogoin una sorgente sottostante. Il Lago della Duchessa colmava il fondo di quei pendii dorati bruciati dal sole, accoglieva sulle sue rive ilristoro dei pascoli, che ci rammentavano quale fosse il vero tesoro.

lunedì 22 agosto 2016

Il Pozzo degli Scheletri di Lecce nei Marsi

Dal Passo del Diavolo, vicino Lecce nei Marsi, partiva una carrareccia in direzione delle Prata e della Valle delle Vacche, dove ampifondovalle si circondavano di bellissime faggete. Nascosto tra queste, si apriva sulla sommità di un dosso il suggestivo ingresso del Pozzodegli Scheletri, che come una voragine verticale piombava giù per venticinque metri. Ci calavamo con le corde inoltrandoci nellesedimentazioni del Cretacico Superiore, attraversando un passaggio mano a mano sempre più circolare. Sul fondo un enorme cumulodetritico di terra e foglie si rischiarava a malapena della poca luce filtrata dall’alto, mentre sparse un po' ovunque molte ossascarnificate esplicavano l’origine del nome. La grande sala iniziale aveva la geometria di una dolina e accoglieva le acque di un lagocristallino; ovunque vi erano vene terrose di bauxite coperte da patine di calcite, anche nella sala seguente, dove depositi gessosimodellavano una pietra fragile.

domenica 21 agosto 2016

Monte Meta del Voltigno

La vista di Monte Meta era come uno scivolo di luna frapposto tra il margine orientale di Campo Imperatore e la Piana del Voltigno. Il sentiero saliva all’ombra dei pini, tra piante di lamponi e piccoligarofani di bosco; mano a mano lo sguardo si apriva lontano, si scoprivano scorci e montagne, e distese vellutate di prati modulati dai crateri delle doline. Questa era una delle montagne minori,considerata poco perché di modesta altitudine, ma io la trovavo bellissima avvolta dal silenzio e dai ginepri. La Piana del Voltigno dorava i suoi prati mettendo in risalto il verde bordo dei fossi, cheaccennavano le anse di un rigagnolo tormentato. I pascoli si raccoglievano in una depressione della valle, protetta tutt’intorno da boschi verdi e fitti. Tra Monte Meta e Monte Capo di Serre tantedoline disegnavano il territorio, i grilli si perdevano in canti assordanti e insoliti tholos a base quadrata raccoglievano la nostra attenzione.

domenica 14 agosto 2016

Anello dell'antico circo glaciale di Vena Stellante

Da Campo Felice il sentiero per il Rifugio Sebastiani passava per la vecchia Miniera di Bauxite, che dapprima coperto nel bosco, siscopriva poi nella magnifica Valle del Puzzillo, tutta contenuta nel maestoso circo glaciale di Vena Stellante. L’erba iniziava ad ingialliresotto il peso dell’estate, regalando ai nostri occhi distese maculate di verde e d’oro, mentre voli di rondoni prendevano slancio nel vento diMaestrale. Quell’aria fresca rendeva piacevole il nostro passaggio, e lo era anche per un gruppo di cavalli che tutti raccolti sull’affaccio delPasso del Puzzillo ci osservavano non curanti ed esposti al vento. Vena Stellante aveva un nome che riecheggiava ai sogni, precipitavabruscamente a Nord nella sua depressione, mentre verso Sud si conformava in pendii più distesi e rasserenanti. Percorrevamo tutto ilfilo di cresta di quell’antico circo glaciale, passando anche per la Cimata del Puzzillo e quella di Pezza; in lontananza la terra a tratti siscarnificava nei toni rossi della bauxite, che, come con ferite aperte al cielo, mostrava il passato di quei territori desolati ma accoglienti.