domenica 17 novembre 2013

La Montagna di Carosi, Monte Cardito e Monte Coculle, sopra i piccoli rilievi tra Campotosto e Poggio Cancelli

Sopra Poggio Cancelli si nascondeva un piccolo rilievo detto la Montagna di Carosi, durante la Seconda Guerra Mondiale questo luogo aveva custodito la vita di prigionieri Inglesi e Americani portati lì dagli abitanti di Poggio Cancelli per proteggerli dai rastrellamenti dei Tedeschi. C’era la neve e la dolorosa ordinanzadi fucilazione del capofamiglia: rischiare di aiutare un prigioniero evaso comportava la morte certa di un padre.  Quei detenuti erano stati condotti lì per svolgere i lavori forzati per la costruzione della diga, ma, a seguito dell’arresto di Mussolini, evasero dai campi di concentramento per darsi alla macchia,approfittando del disorientamento delle sentinelle che non sapevano se la guerra fosse finita oppure no. I fuggiaschi trovarono l’aiuto degli abitanti del posto, che spesso li ospitarono nelle loro case, ma quell’inverno la situazione era talmente delicata da rischiare una terribile rappresaglia, così i detenutievasi vennero nascosti in una casa isolata. Si temeva però un ritorno dei Tedeschi, perché avevano scoperto che a Poggio c’erano altri prigionieri. Il problema si presentò ancora più difficile della prima volta! Ma certo, non si potevano scacciare quelli rimasti, bisognava difenderli ed aiutarli a tutti i costi! Cosìfu fatto. Furono radunati tutti i prigionieri rimasti e, nottetempo, in segreto, accompagnati sulla montagna di “Carosi” (poco distante da Poggio), ove esisteva una casetta costruita con muri a secco, cioè senza calce. Lì stettero una quindicina di giorni; ma non vennero abbandonati! I cittadini di Poggio, a giorni alterni,si recavano da loro col cavallo fornito di basto, facendo finta di far legna, a portare i viveri e dare loro notizie. (Il testo riportato in corsivo è una citazione tratta dal libro “Campotosto e il suo lago” di Aurelio De Santis, pag. 51). La storia trovava inalterata i suoi scenari, quei luoghi erano gli stessi di settant’anni fa, perchéintegri di una bellezza autentica. Soltanto la diga ne aveva stravolto la valle con il nuovo bacino d’acqua, mentre tutti i rilievi circostanti non avevano subito mutazioni. Sopra i modesti rilievi di Monte Cardito e Monte Coculle un tempo non molto lontano passavano gli aerei inglesi e americani, per lanciare con ilparacadute indumenti e viveri per i prigionieri. La scena era la stessa di allora, con i profili del Gran Sasso e della Laga. Le nuvole, obbligate dal maltempo, ridisegnavano i profili delle montagne, ma la materia rimaneva sempre quella.

domenica 10 novembre 2013

La Grotta dell'Oro della Val Maone dall'antico percorso di Pietracamela

Da Pietracamela saliva un’antica strada che metteva in comunicazione i due versanti del Gran Sasso, percorsa un tempo come tragitto più breve per L’Aquila da pastori e commercianti. La gola del Rio Arno con le sue cascate e i suoi affacci su Pizzod’Intermesoli era in grado di suscitare molta suggestione, chissà cosa provavano quegli uomini del passato a dover affrontare l’incognita della montagna, di quel viaggio affidato a Dio e alla fortuna, portando nel cuore il pensiero delle persone care. Ilfondo del terreno si componeva di pietre come le originarie strade romane, quei sassi avevano visto il cammino di infiniti passaggi, ed ora giacevano nel silenzio di un mattino di novembre. Il rumore del vento spesso si confondeva con quellodelle acque del Rio Arno, il Foehn ci veniva incontro marcando la sua voce mano a mano che salivamo: lo sentivamo turbinare su Pizzo d’Intermesoli e Corno Piccolo, vestendo e spogliando il cielo di nubi con prepotenza ed impazienza. L’ingresso della ValMaone scopriva alla sua destra la preziosa cavità della Grotta dell’Oro, protetta da una piccola balaustra di alberi spogli, alcuni cespugli e bacche di ebbio. Un articolo pubblicato sulla Rivista del CAI di Roma – l’Appennino, n.3/1997 – parlava delle piccolegrotte sotto il Gran Sasso, di seguito la citazione riguardo la Grotta dell’Oro. La leggenda della corsa all'Oro. La cavità più stravagante è la Grotta dell'Oro, sempre in Val Maone, registrata al Catasto abruzzese con il numero 152. Il grandegrottone di ingresso risalta imponente sotto i bastioni rocciosi e gli orridi canali dell'Intermesoli. La leggenda narra che la presenza di luccicante pirite, scambiata in un primo tempo per preziosa vena aurifera, scatenò una vera e propria caccia all'orotra gli abruzzesi. In pochi sono pronti a giurare su questa ricostruzione. Resta però il fatto che ancora oggi, se si risale la pietraia sino allo sgrottamento e ci si avventura nei cunicoli più franosi (con la dovuta cautela), si possono trovare con una certafacilità sia i resti di antichi picconi che briciole di pirite. (Tratto da “Le Piccole Grotte sotto il Grande Sasso” di Lorenzo Grassi – Gruppo Grotte Roma “Niphargus”). Lasciavamo la Grotta dell’Oro per fare rientro, alle nostre spalle percepivamo il frastuono deglielementi che imperversava su Campo Pericoli, da lì a 24 ore si sarebbe scatenato un temporale talmente violento da causare imponenti frane: tronchi, fango e pietre avrebbero occupato un tratto dell’unica via di accesso al paese, isolandolo.

sabato 2 novembre 2013

Austria - Un pomeriggio a Innsbruck

Verso le sei del pomeriggio quasi tutti i negozi di Innsbruck erano già chiusi. I palazzi storici del centro rischiaravano la lorobellezza con fari e lampioni, mentre il passaggio delle persone veniva catturato dall’obiettivo della macchina fotografica comeuna serie in progressione di ombre. Café Sacher rimaneva aperto fino a mezzanotte, condividevamo la memoria dei tantipersonaggi famosi che in circa un secolo e mezzo  avevano assaggiato la matrice originale della Sachertorte. La sera siperdeva nei vicoli del centro, finendo di contare le sue ore in una delle tante birrerie vicine al Tettuccio d’Oro, tra luci soffuse egente educata, voci tranquille e atteggiamenti riservati.

Austria - Anello di Elferbergbahn da Kampl Neustift im Stubaital

La valle di Neustift si chiudeva nella parte sommitale, lasciando agli occhi la fitta  visione di una coltre nuvolosa. Il recente frontesopraggiunto aveva portato in quota neve e nebbia, mentre nella vallata sottostante si era stabilizzato l’autunno. Una strada siinsinuava nella Pinnis Tal, lasciando scoprire la bellezza educata delle campagne austriache, curate e dall’erba rasa, impreziosite ditanto in tanto dalle piccole baite di montagna. Lo sguardo era in grado di cogliere maestosi profili montuosi, tratteggiati dinanzidai ripidi sentieri che ne cercavano l’accesso. Infinite distese di larici scaldavano la costa delle montagne, trovando un grossorisalto dall’accostamento con i pini neri e gli abeti rossi. Le nuvole andavano e venivano, e a volte, per poco, si aprivano dei veri epropri varchi di luce. Raggiungevamo la località di Elferbergbahn, godendo dall’alto di un maestoso punto di vista sull’intera vallata.

venerdì 1 novembre 2013

Austria - Il Ghiacciaio dello Stubai

La neve si adagiava sui rilievi più alti delle montagne tirolesi, regalandoci il fascino di visioni invernali, ma la vallata che ospitavaNeustift era solo l’anticamera della dimensione fredda. Scoprivamo il Ghiacciaio dello Stubai incastonato al di sopra degliimpianti, adagiato tra le lame affilate delle morene, che nelle quote più basse si scarnificavano al sole. La bellezza dell’invernosi spiegava su circa 110 km di piste sciabili, dando attività al più grande ghiacciaio dell’Austria.